Un progetto di ricerca per riconoscere e affrontare gli autismi

Grazie a una Onlus specializzata e a un ricco finanziamento della Fondazione Just Italia

Riccardo Cervelli

Un'impresa, una Onlus e un team di medici interdisciplinare. Un'alleanza che ha come obiettivo la realizzazione di nuove scoperte su uno dei disturbi più diffusi ma allo stesso tempo meno conosciuti: l'autismo. L'azienda o - per essere più precisi - la sua Fondazione, è Just Italia, leader nella vendita diretta tramite party a domicilio di prodotti cosmetici naturali svizzeri.

La Onlus è «Il Ponte del Sorriso» di Varese che punta a migliorare l'assistenza sanitaria pediatrica e si occupa di bambini autistici. Tutto il lavoro scientifico, invece, è svolto da un gruppo di medici - genetisti e neuropsichiatri infantili - dell'Asst Sette Laghi di Varese. L'iniziativa si chiama «Facciamoci riconoscere».

Grazie all'impegno congiunto dei volontari del «Ponte del Sorriso» e dei medici dell'ospedale varesino, il progetto ha raggiunto un livello qualitativo tale da riuscire a superare l'articolato processo di scrematura che Fondazione Just Italia attua per scegliere, ogni anno, al quale tra i progetti presentati attribuire un finanziamento pari a 300.000 euro, raccolti attraverso un'operazione di cause related marketing, importo che quest'anno è arrivato a 420.000 euro. «Questo bando annuale - spiega Marco Salvatori, presidente dell'azienda e della sua Fondazione - prevede il coinvolgimento dei nostri incaricati alla vendita (24.000), dei clienti Just, del Comitato di Gestione di Fondazione e, infine, degli esperti di Airicerca».

Che cosa prevede il progetto di ricerca? «Con la parola autismo - spiega Giorgio Rossi, direttore della Struttura complessa di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza dell'Asst di Varese - oggi si indica un largo insieme di diversi quadri clinici che vanno da un minimo a un massimo di gravità ,e di sintomatologie così varie che si tende quasi a dire che esiste un autismo diverso per ogni bambino autistico. Denominatori comuni sono la difficoltà a interagire con gli altri in maniera adeguata, gli interessi ristretti, i movimenti stereotipati».

Una delle sfide è riuscire a classificare le espressioni di questa patologia che oggi, non a caso, viene definita Dsa, o Disturbo dello spettro autistico. Nel progetto «Facciamoci riconoscere» la genetica occupa un ruolo da protagonista. Non è un caso che il direttore scientifico del progetto sia Rosario Casalone, responsabile dell'Ambulatorio di Genetica Medica (ASST Settelaghi di Varese) e membro della Società italiana di genetica umana. «Grazie a questo progetto - spiega Casalone - potremo indagare su alcune evidenze di tipo statistico che risultano ancora misteriose, ma che ci portano a ipotizzare il rapporto tra l'autismo e la trasmissione o la mutazione di determinati geni. Inoltre, potremo analizzare meglio la ricorrenza dell'autismo e di altre patologie del neurosviluppo nell'ambito delle stesse famiglie».

La ricerca si basa sulla selezione di circa 200 bambini affetti da Dsa, la compilazione di questionari da parte delle loro famiglie (ed eventualmente anche da insegnanti), visite genetiche, l'osservazione diretta dei bambini in spazi di valutazione non stressanti, l'effettuazione di monitoraggi elettroencefalografici, l'analisi dei tracciati ottenuti.

Un grande lavoro, che si stima della durata di tre anni (completamente coperti dal finanziamento di Fondazione Just Italia) e che produrrà dati che saranno messi a disposizione di tutta la comunità scientifica internazionale.

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