A San Sepolcro l’organo del grande Leonhardt

Ugole d'oro, cori e orchestre, complicati intrighi farciti di amori impossibili, gelosie, invidie e morti. In agosto, a Milano, la lirica, e il suo mondo, va in vacanza. La Scala chiude i battenti. Si addormenta la gigantessa italiana della lirica, e si attivano operazioni e festival che vivono una stagione l'anno, quella estiva. E allora tutti all'Arena. L'arenona nazionale ovviamente, quella di Verona, dove vive un festival che quest'anno tocca l'ottantanovesima edizione e che fa di Verona la quarta città turistica d'Italia, nel senso che Aide e Traviate, Otelli e Nabucchi, attraggono folle di visitatori e accendono un giro d'affari stimato intorno ai 400 milioni di euro (così dimostrano studi condotti dalla locale Università). In Arena si inizia a giugno e quest'anno ci si spinge fino al 3 settembre, con un avvicendarsi di repliche e debutti. L'ultimo debutto è per domani, sabato 20 (repliche il 24 e 27). Con Roméo et Juliette, opera di Gounod assente da 34 anni all'Arena, paradossalmente se si pensa che la tragica vicenda di Romeo e Giulietta prende corpo proprio in questa città. Sarà una produzione nel segno dei giovani con la regia di Francesco Micheli che tinge l'Arena di rosso «e che si spacca in due come la meravigliosa antica città di Verona, divisa in due colori, in due squadre». Una vicenda di adolescenti per adolescenti, spiega Micheli. Che in questa nuovissima produzione paragona gli adulti di oggi a quelli della tragedia messa a punto da Shakespeare 4 secoli fa. «Tutti i grandi sono colpevoli di opprimere i propri figli togliendo loro ogni libertà di scelta e di azione: nello spazio smisurato dell'Arena, i vecchi della nostra storia si mostreranno come ingombranti giganti che dominano, schiacciandoli, i propri figli. Romeo e Giulietta sono semplicemente le vittime più evidenti, le più rappresentative di un mondo di vecchi che non lascia vivere i propri figli», ancora Micheli. Giulietta sarà la fascinosa georgiana Nino Machaidze, la Angelina Jolie della lirica (le somiglia parecchio), frutto dell'Accademia della Scala. Stefano Secco sarà Roméo, i rivali Mercutio e Tybalt sono interpretati rispettivamente da Artur Rucinski e Jean-François Borras. Dirige Fabio Mastrangelo. Altro amore appassionato quello di Mimì e Rodolfo, protagonisti de La Bohème, in scena stasera , quindi il 26, 30 agosto e 2 settembre. Nel ruolo di Mimì si alternano Fiorenza Cedolins e Maria Agresta, il ruolo di Rodolfo è di Marcelo Álvarez. Due operone, poi, non mancano mai all'Arena: Nabucco (21, 25 agosto e 1 settembre) e Aida (28, 31 agosto e 3 settembre).
Le Settimane Musicali di Stresa compiono mezzo secolo. Confermano la propria vocazione per la musica pura, sinfonica e cameristica, ma introducono pure un titolo del melodramma italiano: Lucia di Lammermoor di Donizetti, proposto in forma semiscenica il 25 agosto, nel Palazzo dei Congressi, con Elena Mosuc nel ruolo del titolo e Gianandrea Noseda sul podio dell'orchestra del Festival.

Le scenografie sono state realizzate dal Laboratorio di Scenotecnica che si e tenuto durante i corsi promossi dall'Accademia Musicale di Stresa sotto la direzione di Luca Tombolato. Altro melodramma fuori porta per lunedì 22 agosto, nel Palazzo dello sport di Ponte di Legno che ospita una rappresentazione di Rigoletto di Giuseppe Verdi. Anche qui in forma semiscenica.

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