Sanità, bufera sui controlli «Accreditamenti da rivedere»

Una bufera. La presunta supertruffa da 170 milioni di euro che ha condotto all’emissione di una decina di ordinanze di custodia cautelare nei confronti tra gli altri di Giampaolo Angelucci, il re delle cliniche, e dei vertici della Tosinvest, fa tremare anche la sanità regionale. «Quanto sta accadendo in queste ore - dice il coordinatore regionale e capogruppo regionale di Forza Italia - suggerisce alcune considerazioni sulla totale assenza di controlli nella sanità laziale. Nella vicenda odierna la prima cosa che ci domandiamo è quindi come mai l’Asp continui a non svolgere quella funzione di garanzia a salvaguardia del corretto funzionamento dei servizi sanitari». Si accoda il senatore del Pdl Andrea Augello: «Le gigantesche cifre che sono al centro delle attenzioni degli investigatori, pari a circa 170 milioni di euro, e il preteso coinvolgimento di importanti dirigenti e manager della giunta Marrazzo - dice Augello - non possono lasciare indifferente il consiglio regionale e, soprattutto, lo stesso presidente commissario. A prescindere dalle responsabilità penali, la questione che bisogna urgentemente accertare riguarda la qualità dell’amministrazione sanitaria nell’attuare le procedure di accreditamento». Tra l’altro Marrazzo aveva propagandato anni fa la nascita di uno strumento ad hoc: il cosiddetto «cruscotto» che viene rievocato da Fabio Desideri dei Cristiano Popolari (Pdl): «Ma dov’è? Avrebbe dovuto risolvere tutti i guasti della sanità, soprattutto le truffe, i raggiri e gli sprechi. È (o era) un “sistema informatizzato di controllo di gestione delle risorse, del personale e soprattutto delle spese”. Il pluri-commissario Marrazzo lo ribattezzò, nel dicembre del 2005, cruscotto. Bene, dov’è finito questo fantasmagorico strumento di controllo delle uscite di cassa, anomale e no?».
Il consigliere regionale del Pdl Tommaso Luzzi chiede al presidente della Regione nonché commissario della sanità Piero Marrazzo di riferire in aula di quanto sta accadendo alla Asl Rm/H, ricordando di essere intervenuto più volte «sulla scellerata gestione del dottor Mingiacchi (il direttore generale della Asl RomaH) con interrogazioni e comunicati stampa». Il quale Marrazzo si trincera nella prudenza di rito sulle indagini ma assicura: «Nessuna tolleranza: chi ha sbagliato pagherà. L’opera di risanamento non si ferma e anzi proseguirà in maniera radicale e con la massima trasparenza». Fiducia nell’operato di Mingiacchi esprime l’assessore all’Agricoltura della Provinica di Roma Aurelio Lo Fazio, convinto che il manager della Asl «possa dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati». Della stessa idea l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Bruno Astorre: «Nutro una grande e profonda stima nei confronti del direttore generale dell’Asl RmH, Luciano Mingiacchi.

Credo che abbia compiuto tutte le procedure sempre in modo corretto però sarà la magistratura a rivelare se ci siano state procedure sbagliate». Di una cosa Astorre è convinto: «Non mi sembra si parli di tangenti ma si parla di falso, di truffa e di procedure sbagliate. Non di questione morale».

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