Santanchè contro donne e sinistra: «Basta con la morale degli ipocriti»

nostro inviato a Cortina (Belluno)

Se nel ’98 il Senato americano negò l’impeachment di Bill Clinton per le bugie circa le attenzioni riservategli a capo chino da Monica Lewinsky, fu perché per una cosa così non si manda a casa un presidente. Semmai, a saper prima della sua predisposizione a mentire - è la democrazia, bellezza! - non lo si elegge proprio. Sarebbe anche giusto ricordare che alla signora Clinton non passò mai per la mente di scrivere una lettera aperta al New York Times lamentandosi della facilità del consorte ad aprirsi la patta. Anzi, affrontò al suo fianco la pubblica contrizione in tv.
Ma Hillary è un’altra donna, e questa è un’altra storia. Quella, stranota, in cui qualcuno si ostina da mesi a rimestare, ignorando con arroganza i risultati delle urne. Storia farcita di fuffa e voyeurismo partita da Casoria, rimbalzata sulla Costa Smeralda e finita per arenarsi a Bari. Frutto bacato di quello che Davide Giacalone, editorialista del Giornale, ha definito ieri sera, in un dibattito agostano di Cortina Incontra, «moralismo senza etica». Ma anche «una mostruosità divenuta unico metro di giudizio e, peggio, strumento per cancellare la politica».
Si parlava di «Vizi privati e pubbliche virtù», quelli e quelle di un solo uomo - il premier - sotto il tendone del PalaInfiniti. Ma senza nulla togliere all’ottimo Giacalone e al pacato ex ministro dell’Interno Enzo Bianco, sono state due donne a tener scena. Entrambe di orientamento moderato e cattoliche, ma che sulla cosiddetta Tendenza Veronica si erano scontrate. Perché dopo la rivelazione fatta a maggio da Daniela Santanchè - «La signora Lario ha un amante, una guardia del corpo» - a controbatterle era stata la seconda, Irene Pivetti, l’ex presidente della Camera ora prestata alla tv.
Lo aveva fatto dalle colonne del settimanale Dipiù, in una lettera aperta dall’incipit pacioso - «Cara Daniela, sei una donna che stimo...» - ma proseguita insinuando un dubbio polemico: «Non ho capito perché tu abbia voluto entrare così pesantemente nella vita di un matrimonio in difficoltà, pur se a forte impatto politico». Un «perché» spiegato pubblicamente ieri sera dalla Santanchè, rivendicando con orgoglio di «averlo fatto esclusivamente per amor di Patria, perché la moglie di un premier quell’outing doveva decisamente evitarlo».
«I maschi sono gli stessi di ieri - ha aggiunto la Santanchè -. Nel passato, troviamo per esempio Nilde Iotti amante di Palmiro Togliatti, in un rapporto che specie a quell’epoca deve aver rappresentato un fatto increscioso. Eppure nessuno si permise di andare a frugare tra quelle lenzuola. Molti anni dopo, lei fu anche la prima donna presidente della Camera, e di nuovo nessuno si arrogò di insinuare che fosse stato grazie a quell’antico legame». Non ce l’ha con gli uomini, la presidente del Movimento per l’Italia. «Loro, ripeto, non cambiano. Ce l’ho invece con le donne, perché per andare a letto bisogna essere in due».
Questo per dire, ha spiegato, che «a essere mutati sono i comportamenti femminili, e certo non in meglio. Non è solo questione di costumi sessuali più facili e disinvolti. Parlo di scorciatoie prese per arrivare in fretta calpestando meriti, studio e sudore. Mi fa quindi ridere questa sinistra che ieri innalzava a propria bandiera proprio il sesso libero, l’aborto e quant’altro ci fosse nella brutta agenda del femminismo. Sinistra che ora invece, pur di attaccare Berlusconi, si atteggia a moralista. Eh no, dico io, per una buona volta mettetevi d’accordo con voi stessi».
«Non sono né curiosa né pettegola circa questi che non sono vizi, bensì solo fatti privati - ha tagliato corto la Pivetti -. Nessuno di noi ha del resto il diritto di mettersi in cattedra nei confronti della vita privata del Cavaliere, né di dare giudizi sommari. Sia perché c’è il rischio per tutti noi, domani, di finire sulla medesima graticola. Sia perché la sola moralità che da cittadina elettrice chiedo a chi mi governa, è quella di gestire bene la cosa pubblica. Se poi uno nel privato è un filibustiere, magari mi spiace, ma tutto finisce lì. Fatte salve solo eventuali efferatezze. Che a questa vicenda, vivaddio, sono del tutto estranee».
Fin qui le donne. È stato però un uomo, Enzo Bianco, a dire forse ciò che tanti si aspettavano.

Premesso che «amori, passioni e rapporti con i figli sono cose comuni a tutte le famiglie», e che proprio per questo anche «quelle di Berlusconi riguardano soltanto lui», l’ex sindaco di Catania si è sfogato, scagliandosi contro «la diffusa cultura del buco della serratura». Quasi un invito a finirla qui. Quasi ad auspicare - senza dirlo - che la Tendenza Veronica venga al più presto sostituita da una liberatoria, per tutti, Quiescenza Veronica.

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