Saragozza in «fiesta» Arte e allegria nell'antica capitale

Romana, barocca, moresca, moderna Con una ricca tradizione gastronomica e un'interessante vita culturale

Camilla Golzi Saporiti

Con il suo profilo di torri e cupole colorate che si specchiano nell'Ebro e gli affreschi di Goya all'interno, la grandiosa Basilica di Nuestra Señora del Pilar è una delle sorprese di Saragozza. E non esiste occasione migliore per scoprirla della Festa della Madonna del Pilar, che ogni anno torna a metà ottobre, il 12, e per un'intera settimana (dal sabato prima alla domenica dopo, quindi dal 7 al 15) accende la città. Colori, musiche, costumi, processioni e riti tramandati nei secoli animano le vie. Tra balli tradizionali e sfilate in maschera, le strade si riempiono di persone - quasi un milione e mezzo - provenienti da ogni parte di Spagna e del mondo. Più o meno devoti, sono tutti attirati e coinvolti dal clima di fiesta. I giorni clou sono il 12 e il 13 ottobre, con le offerte dei fiori e dei frutti portate in omaggio alla Vergine dai fedeli e impilate in piramidi alte fino a 17 metri nella piazza della Basilica, cuore cittadino per eccellenza.

E qui l'atmosfera tocca punte di allegria contagiosa difficili da descrivere, uniche da vivere. Non solo qui, però. Tutt'attorno si respira un'aria vitale e frizzante. Vale davvero la pena scegliere questo momento, questa settimana per volare nell'antica capitale del Regno d'Aragona, oggi capoluogo della regione e quarta città di Spagna a pari merito con Siviglia.

Al centro della penisola iberica, posta nel cuore di un'ampia depressione sulle rive dell'Ebro, distante circa 300 chilometri da Madrid, Barcellona e Valencia e raggiungibile dall'Italia con un'ora e mezza di volo da Milano (ryanair.com), Saragozza vanta una storia millenaria. Che inizia con i Romani, prosegue sotto il dominio arabo, culmina durante il Regno d'Aragona, prima di declinare sotto le truppe napoleoniche per resuscitare subito dopo.

Del suo passato conserva tracce ancora oggi. A partire dai resti del Foro Romano, del Teatro Caesaraugusta e delle mura in Avenida Cesar Augusto. Il trittico è, purtroppo, tutto ciò che è rimasto di epoca romana e, per quanto poco, merita. Dei periodi successivi, invece, le testimonianze non solo non mancano, ma spiccano anche per quella commistione di stili che le rendono rarità.

La Cattedrale La Seo, tanto per cominciare, è uno straordinario miscuglio di gotico del XII secolo, di mudejar termine d'origine islamica che indica la tecnica decorativa usata per muri e tetti caratterizzata dalla lavorazione di ceramiche vetriate incastonate in pietre, mattoni, gesso e legno policromo - e di barocco spagnolo, il churrigueresco. Il complesso, all'interno, custodisce la preziosa Pala dell'Altare Maggiore, del 1433. Al primo piano si trova una chicca: il Museo degli Arazzi, che raccoglie una collezione di 60 pezzi, per lo più fiamminghi del XV secolo, tra le più importanti al mondo. All'esterno, guardando l'entrata sulla destra, in pochi passi si attraversa una piazzetta e raggiunge l'Arco del Dean, un passaggio a quattro arcate in mattoni in autentico stile mudejar. Da qui, è bello perdersi e ritrovarsi nel dedalo di viette costellate di angoli verdi, edifici storici, cortili, locali e musei, in primis quello dedicato a Goya (museogoya.ibercaja.es).

Passo dopo passo, si finisce inevitabilmente nel quartiere El Tubo. Che di giorno è tranquillo e di sera diventa il fulcro della movida. Sfilano bar de tapas, bodegas e cerveterias dove, secondo l'abitudine locale, si entra ed esce, consumando birre e assaggi. I migliori indirizzi? Almau (calle Estebanes 10) e El Champy (calle Libertad 16). Le specialità? Spiedini di acciughe e olive, formaggi, crocchette e l'immancabile jamon iberico. In alternativa, in plaza de España, c'è il Mercado Gastronomico: un mondo di chioschi per pasti informali ad alto gusto.

Le mete culturali, però, non sono finite.

Il Palazzo dell'Aljaferia, scenografica architettura ispano-musulmana che segue per importanza solo l'Alhambra di Granada e la Mezquita di Cordoba, e il toccante Sacrario militare italiano, eretto su iniziativa di Mussolini per commemorare gli italiani caduti durante la guerra civile spagnola, sono tappe da non perdere. Così come la chiesa di San Pablo, nel Gancho, quartiere che proprio ora sta rinascendo. Informazioni: Ente del turismo spagnolo, www.spain.info.

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