La satira è sacra soltanto se è radical chic

Non ce ne sarebbe bisogno. Ma la sinistra si mette d’impegno, ogni giorno, per ricordarci quanto è antipatica. Si direbbe che le batoste elettorali e gli sconquassi partitici abbiano addirittura accresciuto il complesso di superiorità aleggiante in certi organi di stampa, in certe trasmissioni televisive, in certi salotti. Da cosa discenda quella convinzione di possedere supreme verità non è facile capire. Il filone ideologico sul quale s’innestano questi maestri, incompresi dalla plebe ma molto compresi del loro ruolo, è naufragato irrimediabilmente nelle sabbie mobili della storia. Eppure nelle fronti spaziose - a volte inutilmente spaziose, come scriveva Fortebraccio - di questi pensatori trovano spazio molti dubbi, ma insieme ad essi una certezza: che un supremo destino li abbia designati per un ruolo elitario e positivo nella società e nella cultura. Chiunque, dalla miserevole barricata opposta, osi metterlo in dubbio non muove una critica. Compie un sacrilegio. I sommi perdenti - battuti nelle urne dal destino cinico e baro - sono orgogliosamente pronti ad altre sconfitte. Per consolarsi, si aggrappano adesso a Barack Obama. Ma anche senza quel diversivo, si sarebbero atteggiati comunque a profeti purtroppo inascoltati. Intanto scagliano insulti e minacce contro gli infedeli. Uno scrittore di successo, Andrea Camilleri, ha affermato che Mariastella Gelmini non è un essere umano. Dovremmo chiamare i professori di chimica, ha aggiunto, per capire cos’è. Dopodiché sono arrivate le spiegazioni, era un paradosso, era una battuta, era una trovata letteraria. Non mi sta bene, anche se il rifugiarsi in questi chiarimenti che non chiariscono è molto utilizzato anche dal centrodestra. Un insulto è un insulto, e se viene da chi ha notorietà - peggio ancora se ha responsabilità politica - assume maggiore peso. L’aspetto a mio avviso più sgradevole e ipocrita degli attacchi che sulla Gelmini si sono rovesciati è che la maggioranza del Paese è con lei, e tutti lo sanno. Ma sfrontatamente si finge che gli antigelmini rappresentino il popolo. Se poi uno obbietta che non lo rappresentano per niente, le teste d’uovo progressiste lasciano capire, più o meno esplicitamente, che il popolo bue è manovrato dalla reazione. Solo loro, gli eletti, agiscono nel suo interesse. E se la signora Gelmini querelasse Camilleri - il che io sconsiglierei vivamente - si griderebbe alla repressione della cultura. La cultura va difesa, ricordano compunti i Maestri. Va difesa anche la satira. Preferibilmente la loro cultura e la loro satira. Michele Santoro per «Annozero» e il disegnatore Vauro per le sue vignette hanno avuto il premio Forte dei Marmi per la satira politica. Definiti entrambi, nella motivazione , il conduttore e il vignettista più cattivi. Un titolo di merito se il bersaglio è Berlusconi. Ma se la satira pesante e le parole grosse vengono dalla destra aggettivi come becero, volgare, intimidatorio(fino a che deflagra la classica invettiva “fascista!”) rimangono d’obbligo. Personalmente sono per una totale libertà di satira. Personalmente credo che la sinistra sappia far satira meglio della destra. Personalmente vorrei che nel governo ci si astenesse dall’umorismo, quando non è proprio indispensabile e di primissima qualità. Ma Santoro, campione a parole d’un pluralismo a tutto campo, s’inquieta se una radio manda in onda un’imitazione del suo stile di demagogo un po’ nevrotico, ma chi si credono di essere questi intrusi? È attesa una vignetta di Vauro sull’arroganza di Santoro. Altri personaggi della sinistra occasionale o permanente - ne cito uno solo, Celentano - si sono lagnati per le prese in giro.

Immagino che, esortati a spiegare perché amano tanto l’uso della satira quando è contro lo schieramento avverso, e pochissimo quando è contro il loro schieramento, spiegherebbero sereni: perché è giusto colpire il male, ma noi siamo il bene, abbiamo diritto all’immunità. Esiste tuttavia, per la sinistra, un piccolo inconveniente. Nelle urne non vanno le vignette, vanno le schede dei cittadini. Che magari si divertono con gli sberleffi di Vauro, ma poi votano Berlusconi.

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