Savona, Resistenza «proibita» a Vaccarezza

Savona, Resistenza «proibita» a Vaccarezza

(...) a favore di tante, misere storie. Nel senso di frottole. E guai a chi cerca di far superare le divisioni: il meglio che gliene incoglie è una salva di fischi. Tanto per cominciare.
L’obiettivo: zittire la voce alternativa, «revisionista», forse - ma è sicuro che è così - perché rischia di squarciare il velo della falsità e dell’ipocrisia e, soprattutto, di smontare l’egemonia (e i relativi interessi, anche di bottega) su cui ha prosperato finora l’ideologia comunista.
Per questi «partigiani», dunque - nulla a che fare, anagraficamente ed eticamente, con quelli veri - la Resistenza è semplicemente «cosa loro», intoccabile, indiscutibile, immarcescibile e insostituibile. La usano come arma e come paravento, in regime di esclusiva assoluta. Ci hanno messo sopra il copyright, e guai a chi lo pone in discussione e osa esprimere anche solo un parere.
Della serie: «In questo Paese ci sono ancora persone che dimenticano che sono stati i partigiani ad aver cacciato l’occupazione nazista e a scrivere una delle più evolute Costituzioni del mondo». Lo storico che si esprime così, come fosse un fatto acquisito, è Marco Ravera, segretario provinciale del Partito della Rifondazione comunista di Savona. Che insiste: «Questo lascito prezioso è oggi messo radicalmente in discussione ed è del tutto normale che chi politicamente rappresenta queste idee rischi di essere contestato o fischiato. È successo alla Moratti, alla Polverini e anche a Vaccarezza a conclusione della tradizionale fiaccolata del 24». Il gran finale è scoppiettante (e illuminante): «Il 25 Aprile è la festa di tutti quelli che riconoscono il valore della Resistenza e della Costituzione. Non è la festa di tutti». Alla faccia della pacificazione nazionale!
Non si capisce che c’entri questo, comunque, con le urla, le proteste, gli improperi rivolti a Vaccarezza in una piazza stracolma di gente. Urla, proteste e improperi che hanno infine costretto il presidente della Provincia, rappresentante istituzionale, a lasciare la piazza con la scorta. «Mi hanno contestato prima ancora che pronunciassi una parola, e hanno continuato da lì in avanti - racconta Vaccarezza, ancora profondamente amareggiato -. E pensare che ero stato oratore ufficiale, negli ultimi undici anni, in occasione delle cerimonie del 25 Aprile. E ancora di più, come sindaco di Loano, dal 2001, e come amministratore locale dal 1988, ho promosso iniziative celebrative della Resistenza, tra cui i viaggi premio di studenti nelle località storiche».
Gli è arrivata solidarietà da tante parti: «Sono sereno - ribadisce Vaccarezza -, ma devo constatare che, pure a tanti anni di distanza, resiste una cultura illiberale, secondo cui chi non è di sinistra non è legittimato a parlare di questi argomenti, a celebrare.

Io sono iscritto all’Anpi e alla Federazione volontari della libertà, per me la Resistenza è un valore da condividere, da parte di chi portava il fazzoletto rosso e da chi indossava quello azzurro. E poi, io, rappresento l’istituzione. Insultando me, si insulta l’istituzione e i valori che rappresenta. La sinistra, diciamola tutta, deve fare i conti anche col rispetto delle istituzioni».

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