È arrivato a Roma nella notte su un jet privato dal Sud America, dove si trovava per affari, passando per le Antille e dopo uno scalo tecnico a Casablanca. Silvio Scaglia, uno dei manager più invidiati della new economy che grazie a capacità e intuizioni ha messo insieme un patrimonio di oltre un miliardo di euro, ad attenderlo non ha trovato una Mercedes con autista, ma una volante della polizia. E la notte romana di Scaglia, abituato al lusso del suo yacht che lo precede in tutti gli angoli del mondo, non è stata da meno. La suite presidenziale al grand hotel è stata sostituita da unospitalità certamente più spartana offerta dalla magistratura che su Silvio Scaglia ha spiccato un mandato di cattura in attesa dellinterrogatorio che si svolgerà con tutta probabilità già questa mattina. Insomma, un rientro triste per un manager vincente che prima ha portato al successo Vodafone Omnitel, operatore di telefonia mobile, e poi, grazie anche alla sua ricca liquidazione e a un momento forse irripetibile nella storia della finanza mondiale, ha fondato, insieme al finanziere Francesco Micheli, unazienda a banda larga, eBiscom diventata Fastweb, che lha fatto diventare il tredicesimo uomo più ricco dItalia ma che lha anche portato al centro della maxitruffa per riciclaggio e false fatturazioni da 2,2 miliardi di euro su cui sta indagando la magistratura romana.
Secondo i magistrati, Scaglia non poteva non sapere cosa stava accadendo nella sua azienda. Lui e suoi legali invece sostengono il contrario. Per gli avvocati, il loro assistito ha risposto a tutte le domande dei magistrati già nel 2007, quando emerse la vicenda della falsa fatturazione che portò alla cancellazione dei contratti tra Fastweb e le aziende che effettuavano il falso traffico telefonico. Su questo punto qualche prova esiste persino nelle intercettazioni disposte dalla magistratura. Uno degli indagati, infatti, dopo che Fastweb decise di bloccare il traffico telefonico che veniva effettuato dalle società, spiega a un complice: «La decisione viene direttamente da Scaglia... ti dico è un calvinista di quelli... non penso che nulla si possa fare». Pare dunque evidente che dopo lintervento tempestivo di Scaglia non cerano possibilità di proseguire nelloperazione. Ed è per questo che il manager si è dichiarato fiducioso e pronto a rispondere alle domande dei magistrati.
Anche il cofondatore dellazienda, il finanziere Francesco Micheli, ha escluso che allinterno di Fastweb «qualcuno sapesse» quanto è emerso nellinchiesta sul riciclaggio aperta a Roma, ma parla anche di operazioni non condivise allorigine della sua uscita dalla società nel 2003. «Escludo che qualcuno sapesse che dietro a quelle operazioni ci fosse lassociazione con entità malavitose - ha detto Micheli -, cerano però operazioni che lazienda faceva e che personalmente non condividevo e che facevano parte di una strategia diversa da quella che io pensavo fosse corretta. Escludo però nel modo più assoluto che fossero minimamente intuibili allora. Però, dal punto di vista tecnico, fa parte della scelta dellimprenditore decidere cosa fare in azienda.
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