Scajola si dimette: "Mi difenderò dalle accuse" Spallata dei pm: nel mirino altri 10 parlamentari

Il ministro per lo Sviluppo economico lascia (guarda il video). Lettera a Napolitano. "Non potrei, come ministro, abitare in una casa pagata da altri". Ma ribadisce: "Estraneo alle accuse". I pm di Roma a caccia di politici: nel mirino altri 10 parlamentari. Assegni, case e appalti: la "cricca" Balducci usò pure lo scudo fiscale

Scajola si dimette: "Mi difenderò dalle accuse" 
Spallata dei pm: nel mirino altri 10 parlamentari

Roma - Prima l'annuncio delle dimissioni. Poi l'incontro con il premier. Quindi, in serata, la lettera ufficiale consegnata al Quirinale. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, dopo la conferenza stampa al mattino, al pomeriggio è a Palazzo Chigi per un faccia a faccia con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. "Oggi si è dimesso un ministro molto capace". Così il Cavaliere, a un incontro con il presidente del Ppe Joseph Daul, ha commentato la vicenda. Fra le ipotesi ora anche quella che il premier possa prendere per qualche giorno l’interim. In pole position il viceministro con delega alle comunicazioni, Paolo Romani.

Le dimissioni Scajola si presenta davanti ai giornalisti e annuncia le proprie dimissioni. "Vivo da 10 giorni una grande sofferenza", dice in conferenza stampa, e "in questa situazione che non auguro a nessuno, devo difendermi. E per difendermi, non posso più continuare a fare il ministro". Il ministro, sotto pressione da giorni per le indagini di Perugia sugli appalti per le "Grandi opere", si è presentato con qualche minuto di ritardo alla conferenza stampa che aveva convocato per 11,30. Parlando ai cronisti Scajola ha detto di sentirsi al centro di "una campagna mediatica senza precedenti". Poi ha aggiunto: "Sono certo che le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti con il lavoro che anche io ho contribuito" a fare in questi due anni.

Lettera e telefonata a Napolitano Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto una telefonata di Scajola che gli ha illustrato le motivazioni delle sue dimissioni e gli ha annunciato l’invio, per conoscenza, della lettera con cui ha spiegato il suo gesto al presidente del Consiglio. La lettera è stata recapitata al Quirinale mentre il capo dello Stato si recava al Teatro Carlo Felice di Genova per assistere a un concerto.

Dimostrerò mia estraneità "Sono convinto - ha proseguito il ministro - di essere estraneo a questa vicenda e la mia estraneità sarà dimostrata. Ma è altrettanto certo che, siccome considero la politica un’arte nobile, con la P maiuscola, per esercitarla bisogna avere le carte in regole e non avere sospetti. Per questo lascio", ma "sono convinto che le mie dimissioni potranno consentire al governo di andare avanti". In questo modo, spiega potrà continuare il "lavoro che avevo contribuito a svolgere per far crescere l’Italia". Poi, rivolgendosi ai giornalisti, si è congedato così: "Grazie per la vostra attenzione". Dopo aver letto le sue dichiarazioni Scajola ha lasciato la sala senza rispondere alle domande dei cronisti, molto indispettiti.

La motivazione "Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l’annullamento del contratto. Non potrei - ha aggiunto - come ministro, abitare in una casa pagata in parte da altri. È la motivazione che mi spinge a dimettermi".

La stima del governo "Ho avuto un’attestato di stima da parte del presidente Berlusconi, dal governo, dalla maggioranza e da tutto il Pdl". Lo afferma il ministro riconoscendo "l’attenzione responsabile e istituzionale da parte della stessa opposizione".

I successi da ministro "Ho fatto il ministro senza risparmiarmi, ho dedicato tutta la mia energia e il mio tempo, commmentendo sbagli, ma sicuramente pensando di fare il bene. In questi due anni ho avviato dossier importanti credo fondamentali per l’Italia nel campo energetico, la riforma del mercato del gas, le grandi progettazioni di infrastrutture per far pagare l’energia di meno e per il ritorno al nucleare nel nostro Paese". Scajola ha poi ricordato il "piano Berlusconi per il Sud e l’intervento per la gestione dei tavoli per le crisi industriale".

Berlusconi: "Ha senso dello Stato" "Il ministro Scajola ha assunto una decisione sofferta e dolorosa, che conferma la sua sensibilità istituzionale e il suo alto senso dello Stato, per poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti e fare chiarezza su quanto gli viene attribuito" dice Berlusconi. "A Scajola va l’apprezzamento mio e di tutto il governo per come ha interpretato il ruolo di ministro dello Sviluppo economico in una fase difficile e delicata che, anche grazie al suo contributo, l’Italia sta superando meglio di altri Paesi" conclude.

Lo sfogo del premier "Sono preoccupato, davvero preoccupato". Incontrando una delegazione del Ppe a Palazzo Chigi Berlusconi non ha nascosto tutta l’amarezza per la vicenda che ha portato alle dimissioni Scajola. Il Cavaliere non si è sbilanciato sui futuri scenari dopo il passo indietro del responsabile del dicastero dello Sviluppo economico, ma non ha nascosto le difficoltà di questo passaggio. Poi Berlusconi, sempre guardando ai fatti degli ultimi giorni, non ha risparmiato l’ennesima stoccata alla magistratura: "È sempre la solita storia, la verità è che si accaniscono contro di noi" ha rilevato.

Il pm conferma: "Non è indagato" Scajola "si presenterà come persona informata dei fatti e come tale lo sentiremo". La conferma arriva da Federico Centrone, il procuratore della Repubblica di Perugia facente funzioni. Il magistrato ha quindi confermato che il ministro dimissionario non è indagato. Centrone non ha voluto commentare l’annuncio delle dimissioni da parte di Scajola. Riferendosi alla sua decisione ha detto "ne prendiamo atto. Si tratta comunque - ha aggiunto - di un atto che non ha riflessi sulla nostra indagine". Il procuratore facente funzioni è titolare del fascicolo insieme ai sostituti Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi.

L'inchiesta Scajola avrebbe pagato un appartamento nel centro di Roma in parte con denaro suo (610mila euro) e in parte con 80 assegni circolari da 12.500 euro ciascuno fornitigli dal costruttore Diego Anemone, attualmente in carcere nell’ambito della stessa inchiesta perugina su un presunto giro di corruzione nella realizzazione delle Grandi opere. Il ministro, che al momento non risulta indagato, ha sempre negato ogni addebito. Anche Anemone ha negato il fatto ma le proprietarie dell’appartamento, secondo quanto riportato dai giornali, avrebbero invece confermato agli inquirenti di aver ricevuto gli assegni. L’inchiesta, che vede indagato anche il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, ha portato all’arresto di diverse persone oltre Anemone tra cui Angelo Balducci, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici del ministro delle Infrastrutture.

Zampolini, il grande accusatore È nel capo d’imputazione "g" a carico dell’architetto Angelo Zampolini che viene citato dai pm di Perugia il ministro dimissionario. Nei giorni scorsi i magistrati hanno chiesto l’arresto dello stesso Zampolini, del commercialista Stefano Gazzani e dell’ex commissario dei mondiali di nuoto a Roma, Claudio Rinaldi. Istanza non accolta dal gip che si è ritenuto incompetente a decidere con un provvedimento impugnato dai pubblici ministeri davanti al tribunale del riesame (l’udienza è in programma martedì prossimo). Zampolini è accusato tra l’altro di riciclaggio. "Perché - si le legge nel capo d’imputazione a carico dell’architetto - versando 900mila euro in contanti agli sportelli della Deutsche Bank agenzia 582 di Roma e ottenendo l’emissione di 80 assegni circolari all’ordine di Barbara e Beatrice Papa per valuta corrispondente per l’acquisto, nell’interesse di Claudio Scajola, di un immobile (in via del Fagutale 2) intestato al suddetto, trasferiva denaro e compiva comunque operazioni tali da ostacolare l’identificazione della loro provenienza da delitti contro la Pa. In Roma il 6.7.2004".

Telefonate a Napolitano: la smentita Il presidente della Repubblica non ha avuto ieri alcuna telefonata né con il presidente del Consiglio, né con il ministro dello Sviluppo economico.

Lo hanno precisato stamani alcuni collaboratori di Giorgio Napolitano, interpellati mentre visitavano la Ansaldo di Genova in merito alle notizie pubblicate da un quotidiano. Come naturale, hanno aggiunto, il capo dello Stato segue con la dovuta attenzione istituzionale gli sviluppi della vicenda.

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