Alla Scala il pianoforte di Emanuele Arciuli

Musiche di Schumann, Elliott Carter, Franz Liszt, Salvatore Sciarrino, Béla Bartók per il musicista reduce dalle fortunate tournée negli Stati Uniti

In occasione del 18° Festival di Milano Musica, lunedì 2 novembre concerto del pianista Emanuele Arciuli, con musiche di Robert Schumann, Elliott Carter, Franz Liszt, Salvatore Sciarrino, Béla Bartók. Arciuli, dopo le fortunate tournée negli Stati Uniti, debutta alla Scala in un raffinato e virtuosistico programma dedicato alla notte, con brani di Schumann, Liszt e Sciarrino, le mirabolanti Night Fantasies di Carter fino al capolavoro di Bartók All'aria aperta.
Il concerto è realizzato in collaborazione con il Teatro alla Scala e con il particolare sostegno di Intesa SanPaolo.
Il programma si apre con l'esecuzione dei Gesänge der Frühe op. 133 di Robert Schumann che, scritti nell'ottobre del 1853, esprimono la nostalgia della notte, la polverizzazione della memoria dinnanzi al contatto con la dimensione del reale. Il breve ciclo (cinque brani), l'ultimo completato da Schumann, è dedicato "A Diotima", personaggio in cui va ravvisata con ogni probabilità la scrittrice Bettina Brentano, vedova Von Arnim, in quei giorni in visita presso gli Schumann.
Le Night Fantasies (1980) di Elliott Carter sono una delle più importanti composizioni americane per il pianoforte, costate al compositore più di un anno di lavoro, dal novembre del 1978 alla primavera del 1980; per Arciuli, quasi un "viaggio nel fantastico, o - se vogliamo - un viaggio nella metropolitana di New York: da lì sotto non vedi la città ma ti accorgi dove sei dai segni che percepisci".
Di Franz Liszt saranno eseguiti i rari Hymne de la nuit e Hymne du matin (1847), ispirati al carme di Lamartine, la terza delle Harmonies poétiques et religieuses, nella quale un'entusiastica ispirazione religiosa effonde una straordinaria varietà di immagini e di metri.
I Notturno N. 1 e Notturno N. 3 (1998) di Salvatore Sciarrino appartengono a una raccolta che sino a ora conta sei composizioni, che sperimentano l'efficacia formante del silenzio.


Il concerto si concluderà con All'aria aperta, che Bartók finì di comporre nel 1926, una raccolta di scorci sull'esterno, il cui momento emotivo più alto si concentra nel quarto brano "Suoni della notte": l'aria e il giorno sorgono da immagini visive o acustiche determinate, e sbozzano impressioni e situazioni, per quanto vaghe e frammentarie.

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