I sacerdoti gay con una doppia vita, oggetto dell’inchiesta di « Panorama» , «non dovevano diventare preti» e ora, per coerenza, dovrebbero «venire allo scoperto» perché «a causa dei loro comportamenti" viene "infangata l’onorabilità di tutti gli altri". Lo ha affermato ieri in una nota il Vicariato di Roma, commentando la pubblicazione di un dossier che il settimanale Mondadori ha dedicato alle pratiche dei sacerdoti gay, filmando frequentazioni e rapporti sessuali grazie a un complice compiacente dotato di telecamera nascosta. Il Vicariato della diocesi del Papa ha stigmatizzato il comportamento e i mezzi usati da "Panorama" , ma ha anche ricordato che le autorità ecclesiastiche sono impegnate a «perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale dalla prima pagina » . Proprio ieri, peraltro, Benedetto XVI ha dimesso dallo stato clericale un prete americano della diocesi di Youngstown, nell’Ohio, che trent’anni fa aveva abusato di un adolescente. L’immediata risposta della curia della diocesi di Roma, guidata a nome del Pontefice dal cardinale Agostino Vallini, fa comprendere quanto sia accresciuta la sensibilità delle autorità ecclesiastiche di fronte agli scandali: analoghe inchieste negli anni scorsi non avevano provocato reazioni così pronte e categoriche. Quello che colpisce e indigna, visionando il materiale prodotto dal settimanale, non è la scoperta della debolezza umana di questo o di quel prete. Debolezza umana che ogni cristiano sa essere un effetto concreto del peccato originale. Quello che colpisce e indigna è vedere come vi siano sacerdoti capaci di vivere in perenne schizofrenia con se stessi, con ciò che predicano, con ciò in cui dicono di credere. Preti che con tutta naturalezza portano in casa propria il compagno con cui vivere un’ora di sesso e poi in sua presenza indossano le vesti sacerdotali e iniziano davanti a lui la celebrazione della messa quotidiana. Come se niente fosse accaduto, come se il rapporto appena consumato non rappresentasse un problema, ma soltanto uno dei possibili appuntamenti in agenda durante la giornata. Colpisce e indigna vedere preti che di notte svestono la tonaca o il clergyman, e si tuffano nella gaia vita dei locali omosex, per farsi nuovi amici, in tutti i sensi. Scandalizza la rivendicazione di una «normalità», accompagnata da una totale doppiezza di vita. Predicano bene, razzolano malissimo, e apparentemente non sembrano affatto preoccuparsene. C’è da augurarsi che chi di dovere cerchi di arginare questa contro-testimonianza, perché, come afferma il Vicariato di Roma, il cattivo esempio di pochi rischia di infangare i tanti, tantissimi preti che la notte non vanno a caccia di maschi e passano ore in preghiera davanti al Santissimo o a confortare un moribondo.
L’inchiesta di « Panorama » pone infine domande serie sui criteri di ammissione e di selezione dei seminaristi, sulla loro formazione, sull’educazione a una sessualità matura, sulla disciplina del clero, su come i preti vengono seguiti e accompagnati dai vescovi, su quali risposte dare al problema della solitudine e sull’anonimato così facile nelle metropoli. Ma queste sono domande a cui non si risponde con un comunicato. Andrea Tornielli- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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