Schumacher, sì alla Mercedes Ma è soltanto un suo capriccio

La favola Schumi non finirà oggi, domani o vattelapesca quando sarà o non sarà diramato l’annuncio del suo addio al Cavallino e del suo ritorno in F1. La favola Schumi è terminata da settimane: da quando la voce non è stata smentita, da quando lui e il suo manager milionario, Willi Weber, non hanno detto bah per spegnere l’incendio mediatico e tranquillizzare colei che Michael soleva chiamare «la mia seconda famiglia»: la Ferrari.
Per la verità, la favola Schumi non ha mai convinto più di tanto, vuoi perché sempre di tedesco uber alles si trattava, vuoi perché in F1 accenni sentimentali s’intravedono solo dopo spatasciamenti e incidenti vari e mai prima e mai dopo. Vuoi perché in fondo solo la Ferrari e i tifosi intrisi d’italianità hanno negli anni dimostrato di credere in certi valori, mettendo di tanto in tanto l’uomo prima di tutto: si legga il dramma di Massa e il suo volante ad attenderlo nonostante tutto; si legga la comica e tenera vicenda Badoer, o la travagliata esperienza Fisichella.
Per cui se tutto quel che piomba dalla Germania dovesse rivelarsi vero, se la Mercedes avesse realmente proposto a Michael un contratto da 7 milioni l’anno sponsor esclusi o 30 milioni (sponsor compresi) per una stagione 2010 da pilota e un futuro da ambasciatore urbi et orbi del marchio, e se l’enormità teutonica dovesse davvero aver già firmato, ecco, saremmo di fronte a una favola nuova, quella dove l’uomo diventa un omino.
Certo, c’è un posto sulla neo Mercedes F1 ex BrawnGp campione del mondo, c’è la possibilità vera di tornare a 41 anni e lottare per il titolo, c’è Ross Brawn suo amico e stratega di tutti i mondiali vinti a far da capo assoluto della squadra, ci sono i molti dindini messi sul piatto dalla Casa di Stoccarda, ma come la mettiamo con «la mia seconda famiglia»? La mettiamo – per dirla con la Ferrari, fra l’altro unico illuminante commento uscito in questi giorni – che «non esistono più le famiglie di una volta» (e ieri Montezemolo ha confermato «dimenticando» di citare Schumi durante la tradizionale festa di Natale). La mettiamo che riprendono vigore certe indiscrezioni, certi pissi pissi estivi piovuti sul Circus quando Schumi all’improvviso strambò rinunciando a sostituire il povero Felipe Massa. All’epoca motivò la virata con i problemi al collo, lentissimi da guarire e pericolossimi da sottovalutare, talmente lenti e very dangerous che da oltre un mese va dicendo di essere in straformissima. La mettiamo anche – giusto per non farci mancare nulla - che la Ferrari ha fatto il possibile, nei mesi scorsi, per far passare l’idea di schierare la terza monoposto ai gp. Si è detto che insistesse per far correre qualche volta personaggi d’altro profilo, chessò Schumi, chessò Valentino Rossi. Invece, ora, la mettiamo che vien da pensare – eccome se lo pensiamo – che fosse un tentativo in extremis per accontentare il malmostoso tedesco che chiedeva a tutti i costi di poter tornare in F1.
A Maranello nessuno dirà di sì o no alla nostra illazione, ma il pensiero resta pulsante.

E con le pulsazioni arriva anche l’altro sospetto: e se Schumi, prima di dare il via al lento tradimento avesse chiesto di tornare ma non con la terza vettura, bensì con quella poi affidata ad Alonso o quella che attende il buon Felipe al rientro dopo il grande botto? Saranno solo pensieri, forse nulla più che malevoli sospetti, tutti però amalgamati da una scoperta: non esistono più le famiglie di una volta.

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