«Lo sciatore elvetico è ormai una specie in via di estinzione»

Che cosa accomuna una balena, uno scimpanzé, un rinoceronte e uno sciatore svizzero, stretto in una tuta con i colori della bandiera elvetica? Sono tutte specie in via di estinzione. È più o meno questo lo slogan a effetto di una campagna pubblicitaria lanciata in Svizzera.
Una campagna senza precedenti: in tutto il Paese sono stati affissi cartelloni pubblicitari con la singolare immagine dei quattro «esemplari» a rischio. In più le radio trasmettono degli spot che non sono nient’altro che un appello ai cittadini: «Lo sport nazionale è in crisi, salviamolo». Come? Con una colletta che consenta di finanziare il training delle nuove leve. Sì, perché il problema sta proprio alla base.
La crisi colpisce duro. Le famiglie risparmiano sulle spese extra. E il budget per la vacanza sulla neve si riduce sempre di più. Non va meglio per lo Stato che ha stretto i cordoni della borsa: le risorse per sovvenzionare le settimane bianche organizzate dalle scuole si sono assottigliate.
Il risultato è che l’età media degli sciatori si sta alzando: dal 1990 a oggi è salita da 30 a 38 anni. Difficile un’inversione di tendenza. Secondo alcune stime, entro il 2013 i ragazzi dai 10 ai 19 anni diminuiranno del 9%. In altre parole nella Confederazione sempre meno giovani sciano: è a rischio il ricambio generazionale.
Un trend che si riflette sulle deludenti performance della nazionale di sci. È stata una vera e propria caporetto ai mondiali di Bormio, dove la Confederazione non si è aggiudicata neanche una medaglia: non accadeva dal 1966. Risultati inaccettabili che hanno risvegliato l’orgoglio rosso-crociato. Per intenderci, lo sci in Svizzera è come il calcio in Italia: sono sport praticati da tutti i bambini con indiscutibile regolarità.
Per non parlare del professionismo. Nella domenica italiana l’appuntamento con la partita è un must per il maschio italico. E in Svizzera poter contare su campioni come Zurbriggen era un modo per coltivare l’identità nazionale di un Paese, collocato al centro delle Alpi. E anche per emergere a livello internazionale. Secondo uno studio realizzato da «Media Tenor», un istituto tedesco di analisi sui media, la Svizzera riesce a calamitare l’attenzione mediatica internazionale grazie alle vittorie di Roger Federer, l’asso del tennis: poco meno dell’1% delle notizie dei media viene riservato alla patria di Guglielmo Tell. Se Federer non fosse il numero uno del mondo, la percentuale sarebbe ancora inferiore. Insomma, mancano i campioni dell’epoca d’oro dello sci.
Ora gli operatori del settore sono passati al contrattacco. L’Associazione delle funivie svizzere, Swiss Ski (la Federazione svizzera di sci) e Svizzera Turismo hanno deciso di affidarsi alla sensibilità dei cittadini, che sono invitati a fare donazioni: sono necessari 4 milioni di franchi per finanziare tre centri - a Briga nel Vallese, a Davos nei Grigioni e a Engelberg nel Canton Obawaldo - dove confluiranno le promesse dello sci.
Centri che impartiranno una formazione scolastica-professionale e sportiva di alto livello.

«Speriamo di risvegliare la coscienza nazionale - dice Duri Bezzola, presidente di Swiss Ski - affinché il nostro Paese continui a contare tra i campioni dello sci». Non solo. La strategia prevede l’organizzazione di giornate sulla neve per 3.500 ragazzi di tutti i Cantoni. È poi previsto un tour della Svizzera, con tappa a Lugano dal 16 al 18 dicembre\

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