La scommessa di Mattino 5: largo alla musica classica

Alle 10 circa del mattino, capiterà di avere una piacevole iniezione di musica classica: via tv. A partire da oggi, per nove venerdì, su Canale 5, all’interno di Mattino Cinque, si apre uno spazio di dieci minuti dedicato alla musica classica.
Il conduttore Claudio Brachino scommette sul format proposto dal pianista Nazzareno Carusi, che arriva in televisione per spiegare che la classica non è una mummia da venerare con distacco, ma una creatura godibile e vitale. «È fatta da artisti che spesso ebbero una vita sregolata, morirono di sifilide, non disdegnarono l’alcol: altro che il grigiore di tanti musicologi e musicisti, gente che allontana il pubblico dalla classica anziché attrarlo».
A quale formula ricorre Carusi per inchiodare alla poltrona lo spettatore del mattino? «Suonerò un brano brevissimo, una Bagattella di Beethoven per la puntata inaugurale, poi ne spiegherò i contenuti, ricorrendo ad aneddoti legati al brano o al musicista. Vorrei fare capire che la classica è vita, ci fa stare meglio, non è muffa». Carusi andrà a pescare fra i brani più noti. Farà scoprire quanto brio c’è in Scarlatti, come è piacevole adagiarsi fra i velluti di Chopin e Rachmaninov. Parlerà a braccio, stuzzicato da Claudio Brachino. Eseguirà brani che sono schegge, perché «chi non frequenta le sale da concerto, fatica a reggere le lunghezze dei concerti di tradizione. Il mio intento è quello di fare scoprire delle perle perché si abbia la curiosità di infilarle e farne una collana», sottolinea ancora Carusi.
Che senza paura punta l’indice sul mondo dei concerti tradizionali. «Innanzitutto sono troppo lunghi, io non andrei oltre i 50 minuti. Così come sarebbe opportuno dedicare almeno dieci minuti a un’introduzione dei brani proposti. Poi inserirei le pagine più amate, ovvero i brani più popolari da chi non segue la musica classica».
Ovviamente Carusi promuove con lode l’operazione del collega Giovanni Allevi, il pianista che rompendo con i canoni e i riti della classica, ha spaccato il mondo musicale in due. «La bontà della musica non dipende dal contesto in cui la si propone», dice. E lo dimostra nella pratica. Lui che ha suonato alla Scala e alla Carnegie Hall, non ha avuto problemi a eseguire Scarlatti durante una puntata di Zelig, lasciando di sale Claudio Bisio, così come il suo Chiaro di luna di Beethoven ha fatto da sigla al programma Lucignolo. Che modello di interprete ha in testa Carusi? Spiazza dichiarando apertamente che non ama Maurizio Pollini, il pianista considerato il top d’Italia, «è troppo legato a ideologie. Quando un artista abbraccia in quel modo un’ideologia, non conta quale, non riesco ad apprezzarlo. Amo alla follia Pogorelich e Benedetti Michelangeli».


Forte dell’esperienza di docente al conservatorio (lui insegna a Trieste), dice no alla fiumana dei settantaquattro conservatori italiani: «Ne basterebbero due», sentenzia. Così come tira in ballo quello che è un malcostume tutto italiano, «non ammetto che un docente di conservatorio non sia al tempo stesso un concertista».

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