Teatrino campo largo. Mette in scena l'unità ma su green e guerra si sta disintegrando

Elly e Calenda insieme, Conte collegato. Le prove di alleanza sono un fallimento

Teatrino campo largo. Mette in scena l'unità ma su green e guerra si sta disintegrando
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Fanno di tutto per apparire uniti, ma le loro divisioni politiche si rivelano ancora piuttosto marcate.

Nell'ultima giornata della cinquantesima edizione del Forum Teha i leader di Partito Democratico, Azione e Movimento 5 Stelle si presentano insieme a Cernobbio - anche se Giuseppe Conte si collega da Roma - in un panel che avrebbe dovuto sancire un primo importante passo per costruire un «campo largo» a livello nazionale; tuttavia la realtà dei fatti racconta ben altro.

Elly Schlein cerca in ogni modo di evidenziare i temi che potrebbero legare questa fetta importante dell'opposizione al governo Meloni, a partire dall'attività a braccetto sull'imminente legge di bilancio: «Credo e spero che ci sarà occasione di fare un lavoro comune anche sulla manovra, che purtroppo ci aspettiamo, come quella dell'anno scorso, senza respiro e senza anima», sostiene la leader dem. Carlo Calenda le fa eco, evocando il salario minimo come esempio della proficua collaborazione dentro il campo largo «ogni volta che è possibile, per cercare di proporre soluzioni». Conte, nel suo intervento, richiama l'attenzione su un «nuovo Next Generation Eu», lancia un appello a favore della riduzione del debito pubblico del Paese e spalleggia con l'ex ministro dello Sviluppo economico - ora leader di Azione - sul rafforzamento del sistema sanitario nazionale. E già qua si apre una piccola crepa, visto che Calenda tiene a precisare che i partiti di minoranza dovrebbe evitare di proporre a ogni delle di stabilità «delle cose che valgono 50 miliardi in più di deficit».

La stoccata è evidente, come le frizioni tra i due su due temi ben specifici: la politica internazionale e quella energetica. Se il capo del M5s, a proposito dell'Ucraina, richiama la necessità che le due parti si accordino per la pace per imporre una «soluzione negoziale», il leader di Azione sottolinea prepotentemente l'ambiguità di «Giuseppi» e trova ipocrita sostenere che le armi si possono usare «ma non puoi colpire l'aeroporto da cui partono i bombardamenti che colpiscono il tuo Paese».

Poi c'è la questione del green deal (cavallo di battaglia grillino) che per Calenda è da superare in quanto «infattibile e irrealizzabile». Quindi il sì al nucleare, autentico spauracchio per i 5 Stelle: «Senza devi andare a gas, senza rispettare i tempi della transizione con costi giganteschi».

A rispondergli a muso duro nel pomeriggio non è stato lo stesso Conte - impegnato poco dopo sul palco della festa del Fatto Quotidiano a combattere in realtà più contro Beppe Grillo. Ci ha pensato Angelo Bonelli, altro componente della teorica coalizione di centrosinistra: «Se proprio lo vuole, il nucleare, può allearsi con la destra». Per Alleanza Verdi-Sinistra evitare il nucleare «è un punto irrinunciabile, perché il processo di modernizzazione e competitività del sistema economico e industriale passa attraverso rinnovabili ed efficienza energetica».

Una pesante frattura all'interno della quale s'infila Tommaso Foti (Fdi) per sottolineare: «È l'evidenza che ci dice che con il campo largo al governo l'Italia finirebbe in un vicolo cieco e dell'irrilevanza». Insomma, l'apparenza dell'ammucchiata inganna. Sulle rive del lago di Como l'amore sinistrorso stenta fortemente a sbocciare e per la «testardamente unitaria» Schlein il lavoro è ancora piuttosto lungo.

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