"La cittadinanza? In Italia il doppio di immigrati di Francia e Germania"

Piantedosi apre alla modifica della legge Bossi-Fini per facilitare gli ingressi regolari

"La cittadinanza? In Italia il doppio di immigrati di Francia e Germania"
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No secco allo ius scholae, ma apertura alla modifica della legge Bossi-Fini per cambiare il sistema degli ingressi. Matteo Piantedosi ribadisce pubblicamente quanto aveva già sostenuto davanti alla platea del Meeting di Rimini tre settimane fa. L'ambientazione della difesa nei confronti dell'attuale normativa sulla cittadinanza, ieri, era invece la suggestiva location di Villa d'Este in occasione del Forum Ambrosetti a Cernobbio. Il ministro dell'Interno ricorda che nel 2022, in termini assoluti, sono state oltre 200mila le nuove cittadinanze italiane rilasciate e che il calcolo più probante deve essere necessariamente quello preso in esame «rispetto alla popolazione di immigrati: ne abbiamo più del doppio di Paesi come Germania e Francia», assicura Piantedosi.

Il discorso, quindi, resta quello semmai di rifuggire il più possibile dalle discussioni su questo tema caratterizzate da una visione troppo semplicistica ed «esclusivamente economicistica: io credo che questo sia un po' poco - evidenzia -. È un tema di grande delicatezza che non va risolto con formule sbrigative». Il titolare del dicastero del Viminale smaschera così una sinistra costantemente alla «ricerca di posizionamenti, senza avere un'idea precisa». Perché se fino a qualche mese fa la formula più ricorrente era lo ius soli, «adesso si è trasformato nello ius scholae» e l'anno prossimo «ci sarà qualche altro tema», aggiunge.I partiti che contrastano il governo Meloni, poi, stanno insistendo anche sulla necessità di cambiare la Bossi-Fini, con Elly Schlein che sostiene che non è possibile «che l'ingresso di un immigrato in Italia possa avvenire solo con la prospettiva di un contratto di lavoro». Tuttavia per il governo questo passaggio «non è modificabile». E il motivo si rivela semplice, visto quello si osserva in tutte le città italiane: «L'alternativa al contratto di lavoro è per molti giovani sapere venire nel nostro Paese con la prospettiva più vantaggiosa' di fare le sentinelle nelle piazze di spaccio». Al di là di questo motivo, il ministro ricorda a Partito democratico &al co che l'ingresso solo dietro regolari contratti di lavoro è «una regola europea».

Il sistema è ancora comunque correggibile - ha spiegato in ogni caso Piantedosi - perché i recenti dati indicano che c'è stato «anche un fallimento». Da qua l'intenzione del governo di «modificare il sistema di ingressi», afferma facendo riferimento ai recenti abusi scoperti mediante l'esposto di Giorgia Meloni alla procura antimafia dopo il quale sono emerse numerose elusioni. «Abbiamo capito che dobbiamo mirare la predisposizione degli accessi ai flussi regolari»: in parte modificando la normativa e in parte «con degli adempimenti organizzativi che avvicinino molto più e molto meglio la domanda all'offerta», ha spiegato ancora il ministro.

In questo processo appare perciò dirimente il coinvolgimento del mondo del lavoro, soprattutto per il target che questo esecutivo si è posto: «Incrementeremo i canali regolari di ingresso regolare» grazie a una «programmazione triennale da 452mila posizioni».

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