Braccia alzate al cielo, una liberazione. Il sogno è americano, New York è tricolore: il secondo Slam di Jannik Sinner è il più sofferto e, nello stesso tempo, il più inesorabile. Gli UsOpen dopo l'Australia, Fritz spazzato via in tre set (6-3, 6-4, 7-5) che poi è stata la finale degli Us Open che tutti ormai si aspettavano, la fine di una storia cominciata con troppe ansie liberate pian piano fino all'apoteosi. Il più bravo del tennis da ieri è anche il campione dei due mondi. Giustizia è fatta, speriamo definitivamente.
Finisce con il trofeo consegnato da Andrè Agassi e dopo una dedica alla zia che lo fa commuovere. Finisce così il pomeriggio dell'Arthur Ashe che doveva essere caldissimo, ma neanche nelle difficoltà trovate sulla strada del trionfo, Jannik è sembrato poter perdere il filo del match. «U-S-A, U-S-A»: gli americani ci hanno provato a spingere il loro amico Fritz, e pure lui ci ha provato quando ha potuto. Ma non si è numeri uno per caso, soprattutto dopo mesi che avrebbe annientato sportivamente chiunque. Lo sguardo torvo tra un colpo e l'altro diceva tutto, ma alla fine, appunto, è stata liberazione.
E allora: pronti, via, ed è subito break, ma siccome Sinner in questo torneo ha sempre la carburazione lenta, arriva il controbreak che tiene in sospeso il discorso per qualche minuto. A Fritz però la prima non entra, a Jannik invece riesce il suo schema, quello di attirare gli avversari nella sua ragnatela finendo per colpirli. Non è un match memorabile, ma questo è il tema di Sinner a stelle e strisce: quando ti sembra di averlo vicino, ti dà il colpo definitivo. Lo stesso tema del secondo set: l'angolo dell'americano si agita quando Taylor comincia a carburare col servizio, in quello di Sinner Vagnozzi e Cahill si scompongono il giusto, un po' come Jannik che finisce per accelerare sul 5-4, ovvero quando serve. Poi si ricomincia, e qui la partita potrebbe svoltare: Jannik recupera un game da 0-40, non realizza due break point, finisce per farsi strappare un servizio che non va, ma quando Fritz serve sul 5-4 rimette le cose a posto e compie lo sprint finale. Il pugnetto dei suoi coach sono il segnale definitivo per scatenare l'inferno.
Arriva l'ultimo punto, il diritto americano finisce in rete e trasforma la sua maschera di ghiaccio in un timido sorriso, che poi diventa grande quando l'abbraccio con il team e del super fan Seal - il cantante in mezzo a vip come Taylor Swift ed Elon Musk - termina con un bacio meritato di Anna, la fidanzata che ora si può mostrare fiera del suo campione. Un bacio pubblico, l'eccezione di un momento importante. Lo è, in fondo, davvero: «Questo titolo vuol dire molto, l'ultimo periodo non è stato facile. Ringrazio il mio team, mi sono allenato tanto pero oltre campo c'è la vita, e allora dedico questo titolo a mia zia che non sta bene e non so per quanto ancora sarà qui con me. È bellissimo che possa condividere questa gioia con lei». È un momento, poi torna (finalmente) un bel sorriso: «Come ce l'ho fatta? Me la sono cavata...
In questi giorni ho capito quanto sia importante la parte mentale: sono felice e voglio condividere tutto questo con la mia famiglia e con chi mi ha seguito da casa. Ora continuerò il mio percorso». Da ieri Jannik Sinner è il primo italiano a vincere a New York: più sogno americano di così...
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