Scommesse sportive il mercato rallenta Ecco le motivazioni

Il mercato delle scommesse sportive rallenta pericolosamente e rischia di interrompere il ciclo positivo che va avanti dal 1998. La previsione non è campata per aria sia per i preoccupanti dati del primo trimestre che per l’assenza nei mesi estivi di grandi competizioni internazionali di calcio. Come Europei o Mondiali. Nel 2010 la Coppa del Mondo, protrattasi per un mese in Sud Africa, ha salvato il trend, altrimenti negativo. Quest’anno c’è la Coppa America che, a dispetto dei suoi illustri interpreti, non ha prodotto numeri rilevanti nelle edizioni passate. E allora confrontiamoci con una situazione che già in autunno aveva lasciato trapelare qualche segno di cedimento. Nel mese appena trascorso la raccolta è stata pari a 380,2 milioni rispetto ai 433 incassati a marzo 2010: - 53 milioni in euro, - 12,2 in percentuale. Omogenei i dati fra rete fisica e online: nel primo caso s’è passati da 295,9 a 263,5 milioni; nel secondo da 137,1 a 116,7 milioni. Il calo, in parte riconducibile a una giornata di Serie A in meno, ha condizionato l’andamento del primo trimestre che presenta una contrazione di quasi 3 punti in relazione allo stesso periodo dell’anno precedente. In soldoni la differenza è pari a 36,5 milioni. Il leader del settore è sempre Snai con una quota del 33,4% davanti a Lottomatica/Totosì (21,8%), Sisal (10,5%) e Microgame (9,0%) che insieme valgono tre-quarti del mercato. Dei grandi operatori solo Lottomatica presenta un segno positivo. In grande progresso, invece, BetClic (da 0,7 a 4,4) e Gioco Digitale/Bwin (da 22,3 a 48,1).
Comunque si guardi il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto, la stagione delle vacche grasse è finita. E le scommesse sportive accusano un rallentamento fisiologico dopo la grande abbuffata che non poteva durare in eterno. I motivi della flessione possono essere sintetizzati in tre punti: il primo riguarda la saturazione intrinseca del mercato; il secondo è legato alla concorrenza dei nuovi giochi; il terzo alla rete parallela che sfugge al controllo delle autorità. Per i concessionari ufficiali, alla vigilia di un nuovo bando sull’online, una realtà difficile da metabolizzare. L’asticella della raccolta, attestatasi oltre i 60 miliardi, non può alzarsi all’infinito in un paese di 60 milioni di abitanti, compresi bambini e anziani. Perfino il poker, dominatore incontrastato degli skill games con oltre il 90% di preferenze, è in regresso e paga l’arrivo a sirene spiegate delle videolottery che a febbraio hanno raccolto 719 milioni.
Chi invoca un anno sabbatico, non sbaglia. Ci vorrebbe un periodo di stabilità imprenditoriale e commerciale per consolidare la situazione, limitare la rincorsa verso modelli tastati solo sulla carta, scambiare la frenesia con la riflessione. Inutile girarci attorno. E’ evidente lo spostamento delle risorse da un gioco all’altro con una cannibalizzazione sempre più marcata all’interno dei vari settori.

Il Giornale ne aveva parlato in tempi non sospetti dopo aver ascoltato gli operatori che vorrebbero capitalizzare gli investimenti, ma non ci riescono per stare dietro ai nuovi segmenti di mercato. La necessità di investire a piè sospinto porta a indebitamenti pericolosi con il sistema bancario. E la finanza rischia di farla da padrona in un settore che richiede competenze specifiche.

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