La «scomunica» di Bertone falcia la Margherita

Gagliardi (Fi): «Il partito di Rutelli sta con la Chiesa al tempo delle elezioni e con la sinistra nei giorni del governo»

La «scomunica» di Bertone falcia la Margherita

Ferruccio Repetti

Spacca i cattolici impegnati in politica la «scomunica» pronunciata dal pulpito, il giorno dell’Immacolata, dal cardinale Tarcisio Bertone nei confronti di quanti, ai vari livelli di responsabilità, si sono trovati a dover decidere di autorizzare anche in Liguria la somministrazione, senza bisogno di sperimentazione, della pillola abortiva Ru486. Gli strali dell’arcivescovo di Genova hanno colpito in particolare consiglieri e assessori regionali che hanno votato a favore, o si sono astenuti, o «non si sono fatti trovare» al momento del voto. Tutti, guarda caso, nel campo del centrosinistra. Le posizioni espresse nella Sala verde sono note: solo l’assessore Rosario Monteleone (Margherita) si è dichiarato ufficialmente contrario e ha mantenuto la posizione quando si è trattato di votare, Roberta Gasco (Udeur) e Giovanni Paladini (Margherita) hanno mantenuto una posizione riflessiva ma anti-abortista, e Luigi Patrone (Gente della Liguria) si è astenuto. Ha fatto a dir poco «rumore», invece, la scelta del medico Claudio Gustavino e di Michele Boffa, entrambi della Margherita, che si sono espressi a favore, allineandosi al resto della maggioranza. Più «complesso» il caso-Pittaluga - che molti giurano aver visto bere il caffè, e comunque fuori dall’aula, durante le operazioni di voto - e, soprattutto, il caso-Massimiliano Costa, anch’egli esponente di spicco del partito di Rutelli e vicepresidente della giunta Burlando. A tutti quanti, infatti, ma in particolare a Costa si è riferito indirettamente il cardinale quando ha affermato, fra l’altro, di avere «ben presente chi ha votato contro, chi si è astenuto e chi era assente», e quando ha fatto riferimento alla «diaspora dei cattolici che addolora la Chiesa». Ma chi si attendeva ieri la replica del principale «imputato», è rimasto deluso: annunciato come protagonista di un’intervista esclusiva sugli schermi di Primocanale, il vicepresidente della giunta regionale ha parlato volentieri del suo passato di guida scout, dell’auspicio di vittoria di Prodi alle prossime elezioni politiche e della sua collocazione-condizione di post democristiano piuttosto che di ex Dc.
Sulla questione-pillola abortiva e sui commenti di Bertone, solo una sfumatura alta: «Ho scelto di non commentare» ha esordito testualmente Costa. Proseguendo poi con un coraggio ai limiti della temerarietà: «Non voglio enfatizzare, né creare incomprensioni, preferisco collocare il problema nella sua giusta dimensione». Poi, di fronte ai tentativi del direttore Mario Paternostro di ottenere una qualsiasi presa di posizione, l’esponente della Margherita si è lasciato definitivamente andare: «Se la fede è motivo di scontro, si rischia il fondamentalismo, mentre dev’essere motivo di incontro, e sviluppo, così è utile anche alla politica». Più chiaro di così. Peccato che l’abbiamo capito in pochi. «Come al solito - sbotta il sottosegretario Alberto Gagliardi, Forza Italia -. I politici della Margherita sono cattolici nel giorno delle elezioni, e di sinistra nei giorni del governo». Il capogruppo degli azzurri in consiglio comunale, Giuseppe Costa, ribadisce il concetto: «È l’equivoco dei cattolici che militano nei partiti di sinistra. Si definiscono alfieri dell’impegno dei cattolici in politica, poi, nei momenti cruciali, quando bisogna sostanziare la scelta, si danno alla fuga. Si impone una riflessione - sottolinea Costa - soprattutto per dovere di chiarezza nei confronti dei cittadini, i quali, peraltro, se sono cattolici, devono assumere a loro volta posizioni di chiarezza e responsabilità. Altrimenti si cade nel più banale conformismo». Un richiamo alle responsabilità individuali è fatto anche da Pier Luigi Vinai (Forza Italia): «Il cardinale Bertone ha fatto bene ad assumere posizioni severe. Come cattolico - aggiunge Vinai, impegnato da sempre nel volontariato e nei servizi sociali, consigliere della Fondazione Carige - avrei votato contro. La pillola Ru486 è a tutti gli effetti un metodo abortivo, anche se forse meno traumatico. Non ci possono essere incertezze: i cattolici, impegnati in politica o meno, devono essere contro. È anche giusto dire però - conclude Vinai - che anche chi, cattolico, milita nel centrodestra, e in particolare in Forza Italia, in passato può aver dedicato il tempo a trattare di infrastrutture e alta finanza, piuttosto che dei temi del rispetto della donna, della famiglia, della tutela dell’embrione».

Interviene infine nel dibattito il senatore Egidio Pedrini, Udeur, che si definisce «cattolico, laico, ma non laicista, rispettoso delle altrui posizioni, e quindi innanzi tutto di quella del cardinale, mentre - conclude amaramente - molti che si definiscono laici e liberali, in effetti vorrebbero consentire solo le voci di chi dà loro sempre ragione».

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