
Il Pd insiste per un nome politico, i Verdi vorrebbero un urbanista e possibilmente scelto nella lista di quelli che avevano firmato l'appello contro il «Salva Milano». E tra i dem c'è chi insiste per un rimpasto allargato, per «dare alla città un segnale di ripartenza forte», contro il segretario milanese Alessandro Capelli che ha già seguito il sindaco Beppe Sala sulla soluzione del cambio «one to one» alla Casa, al limite con un cambio di deleghe. Oggi il sindaco Beppe Sala accetterà ufficialmente le dimissioni rassegnate venerdì dall'assessore alla Casa Guido Bardelli. Aveva chiesto di poter spiegare prima le proprie ragioni in Consiglio e lo farà a inizio seduta, precisando probabilmente alcuni punti sulle intercettazioni legate all'inchiesta sull'urbanistica che lo hanno costretto a lasciare il posto (in una chat con l'ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, precedente alla sua nomina, avrebbe auspicato la caduta della giunta). Ma intanto sul suo successore ieri è andato in scena l'ennesimo match tra Pd e Verdi e tra gli esponenti dem. Il segretario Capelli ha spiegato che al posto di Bardelli i dem vogliono «un politico» o «un tecnico ma che abbia una riconoscibilità pubblica o che incarni un ragionamento politico». Il consigliere dei Verdi Carlo Monguzzi rilancia: «Il nuovo assessore sia scelto tra gli urbanisti che si sono schierati contro il Salva Milano, invece di nominare come al solito un fedelissimo. Questo sarebbe un segnale reale di cambiamento, altrimenti è gattopardismo. Il sindaco e la maggioranza hanno combinato un disastro e fanno finta di niente, ora si scusino e facciano autocritica vera, cioè si cambino radicalmente le cose». Oggi anche la Commissione potrebbe dimettersi, per azzerare da capo le nomine.
Ieri si è riunita on line la segreteria milanese del Pd, per quasi tre ore, e la discussione è stata accesa. Capelli vorrebbe prendere tempo, almeno una settimana per presentare al sindaco una rosa di nomi, Sala vuole chiudere presto. Tra i nomi politici emersi in questi giorni c'è quello l'ex deputato Pd Emanuele Fiano. Si fanno anche quelli del consigliere regionale Pietro Bussolati e dell'ex in Regione Fabio Pizzul. É spuntato anche quello della segretaria regionale e deputata Silvia Roggiani, ma sarebbe già escluso, non sarebbe disponibile a lasciare il Parlamento. Una parte della segreteria come si diceva ha insistito per il rimpasto più ampio e stronca l'ipotesi del «comitato di esperti» per le prossime sfide della città proposto giorni fa da Capelli.
Il centrodestra affila le armi per questo pomeriggio. Fratelli d'Italia organizza un flash mob davanti a Palazzo Marino alle 15.30, un'ora prima della seduta, per chiedere le dimissioni del sindaco e della giunta. Il vicepremier e leader della Lega che per un anno ha lavorato in prima linea per trovare una soluzione al caos in cui è piombata l'urbanistica, e ha promosso il «Salva Milano», frena sulle dimissioni e lancia ancora una boa di salvataggio. Ieri era al gazebo in piazza Cordusio e anche oggi sarà in città per incontri istituzionali: «Se Sala mi chiede un incontro domani - ha detto ieri -, vedo tantissimi sindaci quindi non avrei problema a incontrare anche lui. Ma non mi ha ancora chiamato ma, magari lo farà più tardi per farmi gli auguri di compleanno e quindi ne approfitterà» ha scherzato. Sicuramente, afferma Salvini, «nell'ultimo periodo Sala non ne sta imbroccando tante. Ma a differenza del Pd, che chiede le mie dimissioni ogni quarto d'ora, a me interessa risolvere i problemi dei milanesi. Aspetto da Sala una risposta su cosa dobbiamo fare per aiutare migliaia di famiglie che hanno pagato una casa che rischia di non essere più loro perché qualcuno in Comune ha sbagliato.
Se chiede di bloccare il ddl che abbiamo messo in piedi per Milano non vado avanti». E a Sala contesta che «quando c'è qualche problema scarica su assessori, dirigenti, funzionari, non fa fino infondo il suo lavoro di capo squadra».
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