Una scorta per il Dito di Cattelan: controlli antivandali 24 ore su 24

Il gigantesco dito medio alzato (la statua di Cattelan in piazza Affari) è sotto scorta 24 ore su 24. Il monumento in puro marmo bianco di Carrara alto 11 metri (cinque occupati dalla mano, gli altri dal piedistallo) vanta tre body guard pagati per tenere gli occhi bene aperti. Vietato sedersi sugli ampi gradini, l’immagine ne sarebbe compromessa. La piazza poi è presa d’assalto dalle auto e una manovra incauta rischierebbe di scalfire la scultura. E che dire dell’affronto di uno scarabocchio? L’artista, peraltro, non ha mai nascosto le sue preoccupazioni: «Speriamo non lo tirino giù - aveva dichiarato ai giornalisti - quando hai a che fare con il pubblico è un disastro...». E così, seduta sui gradoni ai piedi del monumento, incontriamo la guardia del dito, Patrizia Ferri, (è suo il turno dalle 14 alle 22) in divisa d’ordinanza, sacchettino con riviste e una focaccia per la merenda.
«Ci paga il curatore della mostra, siamo della stessa cooperativa, la Domina, che controlla alcuni musei del Comune - spiega contenta di passare un po’ di tempo chiacchierando - Certo che è una noia qui - ammette. Alle sei di sera non vedi più nessuno. Mi assento giusto il tempo per cercare un bagno. Non riuscirei a sonnecchiare (non lo fa nemmeno il mio collega che fa il turno di notte) ma non mi concentro nemmeno nella lettura...». Patrizia fa in tempo a incrociare i due clochard che sistemano i sacchi a pelo sotto i portici di piazza Affari, «uno arriva alle 20, l’altro un po’ dopo, ma non si sono mai avvicinati». E se dovesse imbattersi in qualche teppistello con la bomboletta spray? «Non ho dubbi, chiamerei il 113». Ma le piace quest’opera? «Direi di no. Quello che non capisco è perché non ci sia un cartello, una targa». E chi lo sa? Forse ci sono opere che non hanno bisogno di commenti. Infatti la gente arriva lo stesso. «Chi passa di qui, fotografa. Ieri dalla Borsa è uscito un gruppo di una decina di persone, si sono fatti immortalare tutti con il ditone alle spalle». E cosa dicono? «Uh... di tutto. Perché l’hanno messa qui, cosa vorrà dire, a chi piace, a chi non piace. Sa che qualcuno crede anche che si chiami Love? Ma cosa c’entra l’amore, dico io: si chiama “dito” e basta». Già, ognuno dell’amore fa esperienza a modo suo e Cattelan aveva detto: «L’opera significa amore, poi ognuno sotto traccia può vederci il nesso che vuole...». A confondere quel pubblico «che è un disastro» c’è però un secondo titolo, la citazione latina «Omnia munda mundis» ossia «tutto è puro per i puri» ma questa è un’altra storia. Il telefonino di Patrizia squilla. «È un’amica, le ho detto se passa di qua, di venire a farmi compagnia». E come avviene il cambio della guardia? «La prima sera alle 21.

30 ero già agitata, temevo di non vedere nessuno. Poi il mio collega è arrivato. Sono stata con lui a chiacchierare un po’». E come trascorrerà la notte qui da solo? «È abituato, lavora nei depositi Atm, si porta il piumino e un termos con il caffè caldo».

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