A scuola 66mila nuovi assunti. Ma torna la protesta

Hanno bloccato intere città, dormito davanti a provveditorati e ministeri, occupato tetti. Adesso i professionisti del dissenso ci provano con la protesta preventiva. Quella che va in scena perché così deve essere, a dispetto della realtà. E così anche se l’anno scolastico non è ancora cominciato - la campanella suonerà lunedì per circa otto milioni di studenti - il mondo dell’istruzione è già in fermento, con iniziative in alcuni casi anche molto originali. Che non tengono conto dei numeri: a partire da lunedì saranno 66mila i docenti e tecnici Ata assunti a tempo indeterminato. Così come promesso dal ministro Mariastella Gelmini. Mentre dal 2012 saranno 25mila, ogni anno, i dipendenti che andranno in pensione. E che saranno sostituiti per la metà dai precari abilitati inseriti nelle graduatorie. Ma queste rassicurazioni non bastano. E così l’Unione degli studenti - il sindacato che riunisce i ragazzi - ha annunciato manifestazioni di protesta in tutta Italia proprio lunedì. Mentre nelle singole città presidi e insegnanti organizzano il loro dissenso. Come in provincia di Mantova, dove il dirigente della scuola elementare di Sabbioneta ha inventato un metodo originale quanto discutibile per protestare contro il taglio dei collaboratori scolastici. Ne erano stati chiesti 17, ne sono arrivati 16. E così Pierluigi Alessandrini ha deciso di chiudere uno dei dieci plessi della scuola. Organizzando un’estrazione a sorte. La sfortuna è capitata a quello di Commessaggio, che rimarrà aperto solo grazie alla generosità del sindaco Andrea Sanfelici, che ha proposto di far pagare al Comune lo stipendio del bidello che manca, in attesa che il Provveditorato di Mantova trovi una soluzione. A pochi chilometri di distanza, a Milano, l’anno scolastico si aprirà invece all’insegna dei sit in. Come quello organizzato proprio lunedì davanti alla scuola elementare di via Paravia, finita nella bufera perché considerata ghetto di immigrati. Al centro delle polemiche, quest’anno, c’è la decisione del ministero di cancellare la prima elementare che avrebbe contato due soli alunni italiani su 17 complessivi. I genitori hanno scritto all’Ufficio regionale scolastico per chiedere l’apertura della classe in attesa del pronunciamento del Tar, atteso per il 14 settembre. Nel frattempo si sono dati appuntamento davanti all’istituto per far sentire la propria voce.

Mentre, in tutta Italia, gli studenti riuniti nel sindacato hanno deciso di non entrare in classe il primo giorno. Invece che aprire i libri, lunedì protesteranno contro «presidi e docenti autoritari che non riconoscono i nostri diritti».

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