Scuola nel caos, ripescati i presidi bocciati

Un mese di tempo, poi, lunedì 10 settembre, a Milano e in Lombardia si tornerà sui banchi di scuola. Intanto si prepara l’avvio del nuovo anno scolastico, a cominciare dall’assegnazione dei dirigenti scolastici ai singoli istituti. Un’operazione che quest’anno vedrà scendere in campo i nuovi vincitori di concorso che tuttavia non basteranno a coprire tutte le sedi. E, nei posti dove mancherà il titolare, verranno assegnati degli incarichi di supplenza. A chi? Innanzitutto a coloro che hanno affrontato le prove del concorso per dirigenti scolastici e tuttavia sono stati bocciati. Un vero paradosso: rimessi in gioco con un incarico per cui sono stati da poco ritenuti non idonei.
L’operazione più complessa, però, riguarda l’assegnazione degli insegnanti alle scuole. Innanzitutto si dovrà perfezionare l’immissione in ruolo di oltre 3000 docenti, poi bisognerà verificare quante nomine siano state effettivamente accettate, quindi si dovrà procedere a chiamare altri candidati finora esclusi. Molti, poi, dopo l’incarico giuridico attendono l’assegnazione della sede. Infine, si dovrà procedere alla copertura delle cattedre ancora vuote attraverso la nomina di docenti a tempo determinato. Si calcola che, tra Milano e provincia, saranno almeno 6000 i docenti interessati a questo tipo di incarico e si tratterà soprattutto di insegnanti di sostegno. E proprio gli alunni disabili rischiano di pagare in modo particolarmente pesante questa disfunzione perché costretti a cambiare ogni anno chi li assiste facendo a meno della continuità didattica, uno dei requisiti fondamentali per la loro integrazione. I disagi in questo delicato settore del servizio scolastico, rivolto alla fascia più debole di iscritti, non finiscono qui. Si profila infatti un taglio pesante dei posti di sostegno: fino al 30-40 per cento della domanda delle scuole: «Una situazione assurda – commenta Rita Frigerio, segretaria della Cisl scuola – perché risparmiare in questo campo significa ridurre per centinaia di alunni l’assistenza di cui hanno bisogno per stare al passo dei loro compagni nell’apprendimento, se non addirittura fare completamente a meno di un sostegno indispensabile. Forse il ministero sta riducendo le risorse in questo settore perché così spera di riuscire a coprire i posti necessari per il tempo pieno? Saremmo davvero all’assurdo». Va detto infine che il problema degli incarichi di sostegno non è solo numerico, ma anche qualitativo: ancora una volta si dovrà far ricorso a personale sprovvisto di qualsiasi forma di specializzazione.

Se gli insegnanti cambiano ogni anno, infatti, si corre il rischio che chi l’anno scorso ha assistito un non vedente ora sia chiamato a seguire un ragazzo con un altro tipo di disabilità. I docenti sono costretti ad improvvisare un incarico per cui sarebbe necessaria una preparazione particolare. Una scuola, insomma, sempre meno rispondente alle esigenze degli utenti. Tanto meno dei più deboli.

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