A scuola con Platone Quando la filosofia è un gioco da bambini

I filosofi dell’antica Grecia si rivolteranno nella tomba. All’idea che le loro illuminanti orazioni, ascoltate in religioso silenzio da politici e intellettuali, saranno d’ora in poi canticchiate a mo’ di filastrocca da una chiassosa combriccola di simpatici marmocchi. Ma a volte la realtà supera la fantasia, anche quella dei più grandi pensatori di tutti i tempi. Mercoledì prossimo infatti, alla Triennale di Milano, i bambini dai 5 ai 12 anni potranno sperimentare, con i loro genitori, il primo laboratorio di «Filosofia per l’infanzia».
A salire in cattedra, direttamente dalla Francia, sarà il più grande esperto della materia: il docente e saggista Oscar Brenifier, direttore dell’Institut de Pratiques Philosophiques di Parigi, da anni impegnato nella ricerca di nuovi metodi per introdurre il grande pubblico alla filosofia. I suoi saggi, famosissimi in patria e tradotti in tutto il mondo – da «Il libro dei grandi contrari filosofici» a «Il senso della vita», fino all’ultimo uscito, «Il bene e il male», appena pubblicato in Italia da Isbn Edizioni - saranno presentati tra pochi giorni al Festival della Letteratura di Mantova. Nel frattempo, l’8 settembre, nello storico palazzo di viale Alemagna (l’appuntamento è alle 18 presso la libreria della Triennale, ingresso libero, per informazioni: 02-36578933), i piccoli milanesi potranno gustarsi in anteprima un «assaggio» del tanto chiacchierato metodo. Basato sul presupposto che la filosofia non sia una disciplina per «pochi», come spesso si crede, ma per tutti. Anche – e soprattutto - per i bambini.
Il «metodo Brenifier», detto anche «Filosofia pratica», è il risultato di recenti studi condotti all’Institut de Pratiques Philosophiques di Parigi e prima ancora alla Columbia University di New York, secondo i quali i ragazzi dai 3 ai 12 anni avrebbero una «naturale propensione» alla filosofia di gran lunga superiore a quella degli adulti. Come dire: filosofi si nasce. Lo dimostra il fatto che appena prendono confidenza con la parola, in modo spontaneo e naturale, si fanno domande che gli adulti hanno smesso di porsi: da dove sono venuti, cosa significa morire, qual è il senso della vita. Domande e risposte «di chiara natura filosofica» che in genere in età scolare si esauriscono, trasformandosi in stereotipi e luoghi comuni. «Spesso si sente dire che i bambini sono filosofi – spiega Brenifier –. Questo perché fin da piccoli sanno meravigliarsi, si stupiscono della realtà che li circonda. Ma questo fermento si perde rapidamente, se è ignorato o percepito come mera fantasia. Al contrario, va alimentato imparando a “pensare insieme”, a riflettere su temi importanti in modo semplice e stimolante».
Durante il laboratorio dunque, si inviteranno genitori e bambini a ragionare attorno alle «grandi domande» in chiave ludica: sarà «un invito a riflettere su se stessi, sulla realtà e sulla propria esperienza», sottolinea l’esperto.

Un invito che all’estero è stato accolto con grande entusiasmo, come dimostra l’interminabile lista di corsi, seminari, workshop e conferenze tenuti da Brenifier in oltre quaranta Paesi. Filosofi o no, i bambini sembrano divertirsi parecchio, a sentire gli organizzatori. Del resto, come diceva Platone, «Per il benessere dell’anima non si è mai né troppo giovani né troppo vecchi».

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