Se anche il Barbarossa fa l’obiettore

Le anime belle si stropicciano le vesti: che orrore, la mia faccia in un film filo-leghista! Perché, non sapevano? Renzo Martinelli ha un certo curriculum, Rutger Hauer una certa esperienza, la dolce Cécile Cassel forse meno, ma forse ciurla nel manico, come forse pure Hauer. Agli artisti si perdona tutto, troppo, ma qui l’ignoranza non ha scuse perché somiglia troppo alla furbizia narcisista delle star, spettacolo arcinoto.
La cognatina della Bellucci prende le distanze, si dissocia, quasi s’indigna per il mancato avviso, «non sapevo dei fantasmi politici dietro il Barbarossa», si lamenta la divina. Quando ha firmato il contratto (presumibilmente a diversi zeri) per interpretare la seconda moglie del sovrano, Beatrice di Borgogna, lei non sapeva che in Italia esiste la Lega Nord-Padania, che Alberto da Giussano non è solo una voce sui manuali di storia, che Umberto Bossi aveva già benedetto la pellicola (però, la cognata Bellucci non poteva informarla del terribile rischio?), lei non sapeva niente, è caduta dalle nuvole e adesso chi spiega ai suoi sans-papier che la loro eroina lavora per l’alleato di Monsieur Berlusconì? In un anno e mezzo sul set non si era accorta di nulla, Cécile, mai saputo che il suo regista Martinelli era salito sul palco di Pontida (dice niente questo nome, signora Barbarossa?), e che quel Bossi lì lo aveva incoronato davanti al popolo leghista come «l’uomo giusto per raccontare un pezzo della nostra storia, perché quando parliamo di Padania dobbiamo anche dire da dove veniamo, sennò in giro per il mondo non sanno».
Non lo sanno no, figuriamoci, nemmeno il cast di Barbarossa era al corrente. E meno male che la bella brunetta parigina dice: «Quando prendo parte a un progetto mi piace sapere tutto». Ops! Le era sfuggito qualcosa. Non bastasse, anche Rutger Hauer è rimasto folgorato sulla via di Pontida e ora, pure lui, fa l’obiettore di coscienza: il mio Barbarossa non ha nulla a che vedere con la vostra politica, me ne tiro fuori, dice il biondo olandese già replicante di Ridley Scott. «Ho visto cose che voi umani...», ma tra le cose viste non c’era evidentemente la rassegna stampa su «Martinelli, Barbarossa e Lega Nord», difficile però mancarla se lavori in quel film, chissà.
Così stasera Hauer darà buca al suo regista nella serata più importante, per colpa del côté politico che il candore della star proprio non può accettare: Bossi, Tremonti, Bondi, forse Berlusconi, tutti al Castello Sforzesco di Milano per l’anteprima del Barbarossa di Renzo Martinelli col famoso Rutger Hauer. Che non ci sarà, perché ha altri impegni (il suo Festival di cortometraggi, I’ve seen Films...). Sempre presente sui tappeti rossi, Hauer li diserta se diventano verdi color Padania. A questo punto si attende la violenta presa di coscienza anche di Raz Degan, alias Alberto da Giussano, eroe padano forse a sua insaputa, un altro leghista a tradimento.
Un caso di sbadataggine per lo scrupoloso attore di Blade Runner? Eppure ha studiato molto, ha approfondito, ha letto libri, «è semplicistico mostrare l’imperatore come un cattivo; dalle mie letture risulta che il Barbarossa era un incredibile genio», spiegava ai giornali. Sì ma il regista è Martinelli, non Hauer, e la sceneggiatura è sempre di Martinelli, il regista più amato da Bossi, non di Hauer. Allora chiediamo lumi proprio al diretùr: «Gli attori leggono la sceneggiatura, si informano sul regista e sanno benissimo cosa vanno a girare - ci spiega Martinelli, che conosce bene i capricci e le vanità dei divi -. Sono io che scrivo i film e così deve essere, se l’attore vuole fare di testa sua il film sbanda, ma il regista deve essere bravo a evitarlo. Certo sul set si discute, con Rutger è capitato, ma la discussione non riguarda il carattere da dare al personaggio, quello è scritto nella sceneggiatura. Divergenze non ce ne sono state con lui, nemmeno con Raz Degan. Cécile? Mah, non ho capito perché dice quelle cose. A volte si fa solo per finire sui giornali, c’è una specie di narcisismo imperante... Il mio Barbarossa racconta un fatto storico, se poi il tema piace al leader della Lega io che devo farci? Allora anche Carducci è leghista perché ha scritto una poesia su Pontida».


Se per Hauer il Barbarossa è «un grande», non è che per Martinelli sia un tiranno oppressore del Nord, anche al regista interessa l’aspetto umano dell’imperatore, niente slogan da Roma Ladrona contro Lega Lombarda. «Era un sovrano illuminato, aveva un sogno, ma si scontrò contro la volontà di indipendenza dei comuni lombardi». Che ricorda molto la mitologia bossiana. Ma non ditelo a Cécile e Rutger, si offendono.

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