Se Fini e Di Pietro applaudono Tremonti...

Il nuovo eroe del fronte anti Cavaliere: da antipatico e tecnicista il responsabile dell'economia è diventato un idolo "trendy", ma solo nella speranza che possa tradire il Cavaliere. Intanto Berlusconi dà lezioni al ministro e boccia gli allarmismi sulla crisi: la ripresa bisogna saperla cogliere

Se Fini e Di Pietro applaudono Tremonti...

Ma guarda com’è simpatico Giulio. Ma sì, proprio lui, l’antipatico Tremonti è diventato simpaticissimo: fino all’altro giorno lo additavano come un cerbero dalle mani di forbice, affamatore delle genti, affossatore dell’istruzione, nemico della cultura, l’uomo senza cuore e con le mani nel (nostro) portafoglio, il signore dei tagli, capace di tranciare di netto anche la paghetta di Pollicino, caso mai fosse capitata nelle sue mani, il cattivone che riduce in povertà i sindaci e costringe i bambinetti delle elementari a portarsi da casa il rotolo di carta igienica, perché alle scuole non ha lasciato nemmeno i soldi per fare la pupù. E adesso invece, guarda un po’, all’improvviso è diventato un tesoro. Giusto, buono. Comunque «trendy», come dice Rainews24. Manco fosse un nuovo modello di T-shirt.

Miracoli dell’antiberlusconismo: in attesa di sapere se Tremonti farà il Fini, già lo trattano da aspirante Fini. Il primo passo è compiuto, secondo lo schema consolidato: diventi un problema per Silvio? Come per magia, gli ex nemici si trasformano in osannanti amici. Ricordate? Gianfranco, che era numero due del centrodestra, aveva conquistato d’un colpo gli applausi della sinistra. E Giulio, che è numero due del governo, conquista d’un colpo gli applausi dei nemici del governo. «Bravo, smentisce Berlusconi, può diventare premier», dichiara il finiano Urso. «Bravo, ora si iscriva al partito dei responsabili», lo arruola Maurizio Ronconi (Udc). «Bravo, ha strappato la foto finta del Cavaliere», festeggia Michele Ventura (Pd). E persino quelli dell’Idv si sperticano in elogi per il ministro che con le sue parole «sbugiarda le balle del premier». Giulietto mon amour: avanti di questo passo e tra un po’ la Dandini lo vorrà come ospite fisso sul divano rosso di Parla con me.

Voi capite che per il povero ministro dell’Economia dev’essere uno choc. Ci ha messo anni di lavoro per farsi la fama del duro, ha profuso energie su energie per costruirsi questa sua immagine di antipatico di successo, quest’aplomb di genio che sta sui marroni a mezzo mondo. E adesso, zac, basta mettere un attimo i bastoni nelle ruote di Berlusconi, e viene travolto da un’ondata di simpatia. Tutti gli vogliono bene, tutti lo adorano. Sui giornali, che fino a qualche tempo fa lo tratteggiavano più o meno come un gretto ragioniere della Valtellina, adesso lo paragonano a Churchill, niente meno, pubblicano le loro due fotine appaiate, Winston&Giulio, si entusiasmano per la storica citazione, «l’Europa risorga», com’era arguto Winston, com’è arguto Giulio, com’era popolare Winston, com’è popolare Giulio. Popolare lui? Ci ha messo una vita a cucirsi addosso il vestito dello snob, intelligente ma elitario, tutto numeri e battute taglienti. E adesso gli rovinano così l’immagine? Lo fanno apparire «trendy»? Amato dagli antiberlusconiani come un Fini qualsiasi? Come si permettono?

Evidentemente è fin troppo facile diventare di moda in Italia: basta la possibilità di creare qualche guaio a Berlusconi, ed è un lampo, si diventa subito idoli delle folle acclamanti. Vien da pensare che, se solo lasciassero trapelare un sottile sentimento antiberlusconiano, anche l’Orco Nero e il mostro di Loch Ness risulterebbero simpatici. Persino trendy.

Assurdo? Sì, ma non più di quel che si sente in giro in queste ore. Pensateci un po’: quelli che si stanno sperticando in elogi al Tremonti rigorista, non erano forse quelli che criticavano proprio la politica rigorista di Tremonti? I finiani non ci hanno frantumato le emorroidi con la polemica sui «tagli lineari»? Non l’hanno ripetuto in ogni occasione: «Ce ne andiamo dal governo perché questa politica dei tagli lineari di Tremonti non porta da nessuna parte»? E l’Udc non chiedeva politiche di rilancio, criticando i tagli lineari di Tremonti? E l’Italia dei valori non stava al fianco di ogni movimento sceso in piazza a protestare contro i tagli lineari di Tremonti? I tagli saranno pure lineari, ma loro, invece, lineari non lo sono per nulla: allora che è successo? Perché adesso amano il Tremonti che fino a ieri contestavano, cioè quello che invoca sempre la crisi, che stringe i cordoni della borsa, che dice che soldi per il rilancio non ce ne sono? Solo perché adesso queste frasi vengono lette (e magari anche dette) in chiave antiberlusconiana?

Sembra assurdo, ma in fondo si tratta di una ricetta ben nota: dal treppiede a Follini, dalla statuetta in piazza a Gianfranco Fini, tutto quello che colpisce il Cavaliere, si sa, diventa subito «trendy».

Avanti, la sfilata è (ri)cominciata: se Tremonti vuol salire in passerella, sa benissimo come fare. L’Orco Nero e il mostro di Loch Ness, pure. Ma attenzione perché tutto ciò che è trendy fa presto a passare di moda. E nel regno dell’antiberlusconismo pare che passi ancora prima che nel regno delle T-shirt.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica