Se la Germania è più ricca il merito è di Super Mario

L'economista del Diw: "L'inflazione contenuta dalla Bce ha favorito investimenti e consumi"

Se la Germania è più ricca il merito è di Super Mario

Berlino «Ha fatto bene: uno stimolo all'economia era necessario (10%)». «No, quelle misure servono solo agli stati indebitati (82%)». E poi c'è un 8% di «Non so». Quello che si legge sulle pagine di Manager-Magazine.de, versione on line di un pluripremiato mensile di economia in Germania, è solo uno dei tanti sondaggi apparsi sui media tedeschi relativi all'operato di Mario Draghi quale presidente della Banca centrale europea. Al cambiare delle testate, il giudizio su Super Mario non cambia: una bocciatura secca. La colpa dell'economista italiano? Avere dato vita e sostenuto fino alla fine il Quantitative easing (Qe), uno straordinario esercizio di allentamento monetario che lo ha portato in rotta di collisione con il pensiero economico prevalente in Germania. Proprio da Francofrote, Draghi ha deluso e tradito l'intelligencija tedesca, e contro di lui si sono più volte espressi sia il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, sia l'ex ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble. Anche Clemens Fuest ha dato un gelido congedo all'ex numero uno della Bce. Lo scorso 25 ottobre il capo del molto ascoltato istituto Ifo di Monaco ha affermato che gli ultimi acquisti di titoli di Stato su impulso di Draghi «non riusciranno ad avere effetti sull'inflazione», in compenso «rinforzano la distorsione sul mercato dei capitali». Non solo. «Essi comportano il rischio di formazione di bolle speculative. La Bce sta cercando di aumentare l'inflazione con un piede di porco».

Ancora più notevole è il sentimento anti Draghi dei tanti Herr und Frau Müller di Germania, uniti a ministri, economisti e banchieri nel criticare quel Mario italiano e spendaccione. Così come l'affaire Dreyfus era stato interclassista nell'avvicinare il duca al suo cocchiere nell'odio per l'ufficiale ebreo, anche l'ostilità verso l'ex presidente della Bce attraversa come un treno in corsa la società tedesca.

Con qualche eccezione. «Mario Draghi sarà ricordato come un grande europeo che ha contribuito alla prosperità e all'unità dell'Ue. La Bce e Mario Draghi hanno evitato la depressione economica e il crollo dell'euro negli ultimi otto anni». Lo ha detto Marcel Fratzscher, presidente del Diw di Berlino, pregiato istituto tedesco di ricerca economica che con l'Ifo di Monaco collabora nell'analizzare la congiuntura in Germania. Fratzscher, già responsabile dell'analisi delle politiche internazionali presso la Bce, ha anche aggiunto: «L'eccellente situazione economica della Germania oggi è stata possibile non nonostante ma anche grazie alla politica monetaria della Banca centrale europea».

Per cercare di capire il senso di un'affermazione così generosa e controcorrente, il Giornale ha intervistato Alexander Kriwoluzky, capo del dipartimento di Macroeconomia presso il Diw. Perché tanti dirigenti in Germania criticano Draghi per la sua politica di Qe? «La ragione va cercata nello storico timore dei tedeschi per l'inflazione che risale all'esperienza di Weimar. Lo stesso timore ha dato poi vita a una Bundesbank indipendente. E quando il cancelliere Helmut Schmidt (1974-1982) disse preferirei avere il 5% di inflazione che il 5% di disoccupazione, la Bundesbank gli rispose noi la vediamo diversamente e l'inflazione la controlliamo noi». Kriwoluzky ricorda che a Weimar l'inflazione correva perché la Germania doveva finanziare il pagamento dei debiti di guerra «mentre in Italia negli anni '70 e '80 succedeva per finanziare la spesa del governo. Proprio questo è il timore dei tedeschi: che la Bce finanzi il deficit dei Paesi del sud dell'Europa, alimentando l'inflazione». Ed è quello che ha fatto Draghi? «Nei fatti, la sua politica di acquisto di titolo di Stato ha portato a un calo dei rendimenti facendo risparmiare all'Italia 5 miliardi di euro in interessi. Questo però è un effetto collaterale della politica di Qe decisa nel 2015». «Sarebbe stato ancora meglio - osserva l'economista - se fossa partita già nel 2013, ma i tedeschi ovviamente erano contrari». Il Qe, ricorda il professore, è stato lanciato quando il tasso di riferimento era già a zero: non potendolo ulteriormente abbassare, Draghi ha lanciato l'acquisto di titoli di Stato, abbassando i rendimenti a 10, 20 e 40 anni. «E quando il denaro costa poco, le imprese investono e i consumatori comprano», ricorda Kriwoluzky. E perché il tedesco medio si lamenta del Qe? «Soprattutto dopo lo scoppio di alcune bolle in Borsa, i tedeschi preferiscono tenere il denaro in banca, nei conti di depositi più sicuri delle casse di risparmio. Molti, poi, non vogliono o non possono comparare casa: è dunque normale che siano arrabbiati nel vedere che le banche non versano più interessi. Quello che invece non notano è che molti di loro hanno ancora un lavoro proprio grazie a Draghi». E quelli secondo cui il Qe favorisce i Paesi indebitati come l'Italia? «Sono gli stessi che non vedono che è la Germania per prima a impedire lo stimolo fiscale in quei paesi, imponendo invece politiche di austerità. La stessa Germania che non spende i suoi soldi, che non investe; anzi, se lo facesse, i tassi si muoverebbero verso l'alto: ma anche questo non lo vede nessuno».

Christine Lagarde cambierà linea da quella del suo predecessore? «Non credo proprio, mi auguro anzi che si capirà bene con la nuova rappresentante tedesca nel Consiglio direttivo della Bce, Isabel Schnabel, che ha fama di essere una colomba». Schabel è stata nominata da Berlino dopo le dimissioni di Sabine Lautenschläger, che ha sbattuto la porta della Bce proprio in polemica con Draghi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica