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Se la sinistra resta senza cultura

Se la sinistra resta senza cultura

Invidio Vittorio Feltri perché tempo addietro risolse il problema Paolo Berizzi con un vaffa. Io purtroppo non posso permettermelo, non sono Vittorio Feltri e poi appartengo a quei conservatori un tantino snob o forse un tantino rigidi che il turpiloquio cercano di evitarlo. Quindi niente vaffa contro un grossolano giornalista di Repubblica che ha sempre mostrato di confondere nazismo con fascismo e, peggio, fascismo con destra, insomma uno che fa di tutti gli intellettuali non di sinistra un fascio, proprio quel fascio lì. E che ha scritto un articolo apparso ieri, appunto sul quotidiano di John Elkann, in cui si pretende che gli eventi editoriali rimangano per sempre, nei secoli dei secoli, in appalto alla consueta fazione: «Le mani della destra sulla cultura / nel mirino c'è il Salone del libro». Perché il punto è Torino. Dopo la gestione di Nicola Lagioia la sinistra vorrebbe continuare con l'analogo Paolo Giordano ma la Regione Piemonte (che finanzia il Salone) preferirebbe un pizzico di novità, proporrebbe altri nomi a Berizzi sgraditi e chissà perché. Elena Loewenthal, scrittrice ebrea che ha dedicato tutta la vita e tutta la bibliografia alla tradizione ebraica, nazifascista proprio non mi sembra. Giuseppe Culicchia ha dedicato un libro al cugino Walter Alasia, terrorista delle Brigate Rosse, e però evidentemente non basta. Chissà cosa avrebbe scritto l'antifascistissimo giornalista se il bravissimo scrittore torinese avesse dedicato un libro che so, a un cugino generale degli alpini... Culicchia aspirante golpista, emulo di Edgardo Sogno, cose del genere. Che poi, Paolo Giordano. Il successo di quest'altro scrittore torinese, secondo me meno bravissimo ma ovviamente son gusti, venne così spiegato da Tommaso Labranca: «I lettori di Giordano sono di entrambi i sessi e attenti seguaci della moda. Non sanno nemmeno di che tratti il libro. Hanno visto la fascetta Premio Strega e l'hanno comperato d'impulso, lasciandolo poi intonso sul tavolino del salotto». Berizzi non ci prova nemmeno a dire perché la Loewenthal o Culicchia non sarebbero degni di guidare il Salone del Libro, e ci non prova perché non ci riuscirebbe. Allora si mette a dileggiarne gli ipotetici sponsor. Il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano che «cita Prezzolini». Grave colpa! E grande fastidio. Secondo quell'insopportabile libero pensatore «i cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi». Chiaramente i furbi sono i conformisti che in quegli anni Venti erano i fascisti (costrinsero Prezzolini all'esilio, bisogna ricordarlo sempre) e in questi anni Venti sono gli ambientalisti (l'ultimo libro di Paolo Giordano è guarda caso un romanzo ambientalista). Poi Beruzzi se la prende col consigliere del ministro, il nostro Francesco Giubilei che avrebbe fatto meglio a non scrivere contro le vie italiane dedicate all'ammazzaitaliani Maresciallo Tito: le vie Tito non sono poi così tante! la solita destra pressapochista e revanscista! Più furbo Giordano che con le vittime delle foibe non perde tempo, siccome argomento desueto e divisivo, e che anziché Istria intitola il suo romanzo Tasmania carezzando il cosmopolitismo che della sinistra contemporanea è un totem.

Giordano è l'autore perfetto per la lettrice che sogna viaggi esotici e Berizzi il giornalista ideale per il lettore convinto che Dante fosse un progressista. Tutto è cultura, perfino loro, ma certo non soltanto loro (che poca cosa sarebbe).

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