(...) Articolo 2, comma 1, lettera d), della 194: «I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna allinterruzione della gravidanza». Articolo 5, comma 1, della legge 194: «Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dallincidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito (...) le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero allinterruzione di gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza, sia dopo il parto».
Non è che voglio trasformare il Giornale nella Gazzetta Ufficiale, ma - molto più semplicemente - fare chiarezza sui veri contenuti della legge 194 che, se depurata di certi eccessi abortisti nellapplicazione, non è una legge degna di Erode, tuttaltro. E fare chiarezza è indispensabile anche per raccontarvi unaltra storia, quella che vi hanno spiegato benissimo in questi giorni i nostri Diego Pistacchi e Giulia Guerri e cioè la bocciatura in Regione della mozione sottoscritta dai consiglieri di minoranza, primi firmatari il combattivo e coraggioso Matteo Rosso del Pdl e Aldo Siri delle liste civiche per Biasotti, e sostenuta in aula e in commissione da tutto il gruppo pidiellino, con Gino Morgillo, Marco Melgrati, Marco Scajola e Roberto Bagnasco in prima fila, e da Francesco Bruzzone per la Lega, in cui si impegnava la giunta ad «adottare interventi mirati a tutela della maternità e a favore della natalità». Niente di scandaloso, tuttaltro. Ma semplicemente lassegnazione di un contributo alle future mamme bisognose che, in assenza di interventi economici, rischierebbero di scegliere di abortire. Per la precisione, la proposta - già operativa in molte altre regioni italiane, come ha ricordato anche Raffaella Della Bianca dei Riformisti Italiani - consisterebbe nellassegnazione di una carta prepagata con 300 euro mensili finalizzati alle spese per latte in polvere, pannolini, biscotti e alimenti per i bimbi. Fra laltro, nella mozione non cera alcun riferimento contro la 194, ma semplicemente si spiegava come lo scopo di questa proposta fosse il sostegno alla demografia, che vede la Liguria al primo posto fra le regioni più anziane. E, conseguentemente, allultimo posto come indici di natalità. E il problema demografico è il padre (e, se è per questo, anche la madre), di tutti gli altri problemi.
Insomma, non stiamo parlando di documenti ideologici o di roba da integralisti cattolici, tuttaltro. Stiamo semplicemente parlando di uniniziativa - posso dire?, di sinistra, ma di sinistra vera - per aiutare ragazze e signore in difficoltà, molte delle quali straniere. È qualcosa di integralista, di classista, di disdicevole? È «di destra» aiutare i poveri? A me non sembra nè di destra, nè di sinistra, ma sembra semplicemente giusto. Eppure, la sinistra ligure ha fatto una guerra di religione contro tutto questo e lunico esponente della maggioranza di centrosinistra che ha votato a favore della mozione è stato il presidente del consiglio regionale Rosario Monteleone, dellUdc.
Purtroppo, nemmeno questa volta siamo riusciti a farvi il racconto di questa buona politica.
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