Servono risposte Non possiamo far ingoiare altri rospi a chi ci vota

RomaMariastella Gelmini, la manovra targata Monti ha diviso il Pdl dalla Lega e anche al suo interno.
«Bisogna essere schietti. Questa non è la nostra manovra. Noi l’avremmo costruita diversamente, utilizzando i tagli alla spesa pubblica piuttosto che operare sulla leva fiscale. È per questo che molti parlamentari del Pdl hanno vissuto il voto come un momento di particolare tribolazione».
Ma il grosso del Pdl ha detto sì.
«Non c’era alternativa a questa manovra a meno di non essere disponibili a lasciare l’Italia in preda a un’instabilità politica oltre che economica».
Le Lega, invece...
«La Lega ha deciso di andare subito all’opposizione, noi abbiamo deciso di appoggiare questa manovra battendoci per migliorarla per quanto possibile. L’aver posto il problema dell’alleggerimento dell’Ici è una vittoria del Pdl. E poi abbiamo raggiunto anche altri risultati che non ho visto sui giornali».
Ad esempio?
«Ad esempio il ripristino dell’indicizzazione per una fascia di pensioni importante, risultato al quale ha contribuito anche il Pd; l’aumento del coefficiente di rivalutazione delle rendite catastali per le banche; la diminuzione del peso degli oneri bancari dei commercianti; la modifica nel senso dell’equità di alcune tasse, come le supertasse sui veicoli di lusso che colpiva anche i più vetusti. Risultati che non avremmo ottenuto limitandoci a fare opposizione».
Malgrado ciò non la sento soddisfatta.
«Diciamo che il primo tempo della manovra è stato deludente, e che sospendo il giudizio in attesa del secondo tempo. Quello in cui dovrebbero entrare in campo alcune misure, come la riforma del lavoro, la delega fiscale, gli incentivi alle imprese, che sono attesi in particolare dal Nord».
Ecco, il Nord.
«Nel Nord c’è un forte malessere che non possiamo fare intercettare soltanto dalla Lega, perché è lo stesso di molti elettori del Pdl. Vede, al Nord sono abituati a fare sacrifici in una prospettiva nazionale, ma vogliono sentire lo Stato vicino nella loro fatica di produrre. Questi nostri elettori credono ancora nella necessità di alleggerire lo Stato prima di aumentare le tasse, non si accontentano di sentirsi dire che noi votiamo questa manovra altrimenti si metterebbero a repentaglio stipendi e risparmi, cosa peraltro vera, ma chiedono al governo di più, la realizzazione delle riforme che noi avevamo preparato ma che non siamo riusciti a ultimare, come quelle legate al mercato del lavoro, alle liberalizzazioni, alla semplificazione fiscale. Non possiamo fare ingoiare rospi continuamente al nostro elettorato».
Anche perché altrimenti questo elettorato si rivolge alla Lega, non è così?
«Ma guardi che l’elettorato della Lega è diverso nei modi ma non nella sostanza dall’elettorato di Silvio Berlusconi».
Durerà il governo Monti?
«Per quanto ci riguarda non abbiamo posto un termine all’esperienza del governo Monti, ma è chiaro che questo secondo tempo, quello dello sviluppo, deve palesarsi al più presto. Siamo pronti ad appoggiare Monti anche fino alla fine del mandato se fa il bene dell’Italia».
E nel frattempo?
«Questi mesi che ci separano dalle elezioni devono servire a riscrivere le regole, per restituire alla politica potere decisionale e velocità, rafforzando il premier, riformando i regolamenti parlamentari e riscrivendo la legge elettorale in modo da difendere la prospettiva bipolare e da dare chiarezza all’elettore. E nel centrodestra ad allargare l’alleanza elettorale in modo da intercettare il sentimento dei cittadini. Dobbiamo riunificare il centrodestra».
Aprendo al Terzo polo?
«Sì, ma da parlamentare del Nord dico a Casini che non deve pensare di liquidare frettolosamente il tema Lega. Primo, perché una Lega isolata mi spaventa. Secondo, perché il suo malcontento deve essere fatto confluire in un progetto politico».
Questione di numeri?
«Non solo. Se la prospettiva di un’alleanza con il Terzo polo nel Centro-Sud è interessante e condivisibile, al Nord la presenza della Lega è fondamentale.

Vede, io non considero la Lega un’estrema da recidere al pari di Idv e Sel a sinistra, perché l’alleanza con la Lega non è mai stata di convenienza elettorale ma di contenuti. Infatti continuiamo a governare insieme in Piemonte, Lombardia e Veneto. La Lega da sola non vince, ma senza la Lega rischiamo di consegnare il Nord alla sinistra».

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