Sgarbi fa saltare la mostra «Altre stanze»

Nessuna mostra parallela: «Altre stanze», la collettiva che Vittorio Sgarbi aveva annunciato nella doppia veste di assessore alla Cultura e di curatore in contrapposizione a «Camera con vista», la grande mostra prodotta per il Salone del Mobile, non si farà. «Niente altre stanze, ma stanze chiuse», ha detto ieri Sgarbi a Il Giornale.
Una decisione dell’ultimo minuto. Il motivo? «Non ho voglia di confrontarmi con la Gian Ferrari», risponde asciutto l’assessore alla Cultura che avrebbe dovuto presentare a Palazzo Reale con Alessandro Riva e Maurizio Sciaccaluga una «contro-mostra» polemica, nella scelta sia della sede che del tema, nei confronti della collettiva curata da Claudia Gian Ferrari. Ma le «Altre stanze» - titolo preso in prestito da un romanzo di Truman Capote - hanno chiuso i battenti prima del tempo, ufficialmente per scelta dello stesso Sgarbi. Se sia un modo per placare le polemiche o per evitare la coesistenza, sotto lo stesso tetto, di due mostre che avrebbero potuto disorientare i visitatori, non è dato sapere. «Come critico d’arte ho un dovere rispetto alla storia: per questo ho inteso manifestare il mio dissenso nei confronti delle scelte operate dalla curatrice - ha commentato Sgarbi - e fin da adesso prometto che ci saranno altre occasioni per omaggiare quegli artisti che la selezione della Gian Ferrari ha dimenticato». I nomi? «Tanti, ad esempio i milanesi che operarono dal ’68: nelle stanze della mostra che si avvicinano ai nostri giorni mancano nomi illustri di questa città. Non ci sono Pomodoro, Adami, Tadini». E nemmeno Gnoli, Caccia Dominioni, Afro, Cascella. Compito della «contro-mostra» di Sgarbi sarebbe stato quello di «mettere un po’ di ordine» e «restituire al visitatore il valore storico di alcuni protagonisti dell’arte contemporanea» per riempire le lacune giudicate eccessive. Diverso il parere di Sgarbi sulla prima parte di «Camera con vista»: «Fino agli anni Sessanta mi sembra che le stanze siano state fatte bene. È più semplice muoversi nei primi decenni del Novecento».


Quotidiani e settimanali, nei giorni scorsi, non hanno mancato di riprendere la polemica, con botta e risposta piccati tra l’assessore alla Cultura e la curatrice della mostra. A far da paciere, Luigi Settembrini. Fino a ieri: ora che le «Altre stanze» hanno chiuso i battenti, lo faranno anche le polemiche?

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