Shopping natalizio con luci e ombre per i commercianti del centro storico

Vendite natalizie con luci e ombre a Roma e nel Lazio. «Per abbigliamento e calzature, settori soggetti ai saldi sciagurati, sono state confermate le nostre previsioni negative - ha detto il presidente di Confcommercio Cesare Pambianchi - con un calo delle vendite che ha toccato il 30 per cento. A Roma però, in controtendenza con il resto del Paese, abbiamo registrato un buon incremento con un ritorno al libro e i giocattoli che si confermano l’articolo della ricorrenza».
L’andamento delle vendite, ha aggiunto Pambianchi, «ha però anche aumentato le differenze tra zone ad alta concentrazione commerciale, con le strade dello shopping che hanno incassato e le zone più periferiche, vicino ai grandi centri commerciali, in grande sofferenza».
Tra le note positive secondo Confcommercio anche «l’alimentare e la ristorazione che sentono in positivo l’effetto della ripresa delle presenze turistiche nella capitale. I locali pubblici hanno lavorato e la domanda è cresciuta nei pubblici esercizi».
Troppo presto però, secondo il leader dei commercianti romani, per fare un bilancio. «Dobbiamo attendere gennaio e febbraio. Se i primi due mesi dell’anno confermano il trend positivo, con l’andamento discreto di novembre e un certo recupero a dicembre, allora - ha detto Pambianchi - stiamo uscendo dal tunnel».
Più pessimistico, invece, il primo bilancio della Confesercenti, orientata più a sinistra. È un «Natale povero» quello dei commercianti di Roma e del Lazio secondo il segretario Walter Giammaria. «Nel settore dell’abbigliamento - spiega - abbiamo registrato un calo delle vendite che si è attestato tra il tra il 20 e il 30 per cento. A pagare il prezzo più alto i commercianti della fascia del “prodotto medio”; sono andati meglio i negozietti dei piccoli regali e alcune grandi firme che però hanno iniziato saldi nascosti già a metà dicembre».
Anche la ristorazione nella capitale sta soffrendo per le tavole rimaste vuote. «Il calo in questo periodo di Natale - secondo le stime di Confesercenti - è stato del 15-20%. Mentre - spiega Giammaria - è andato meglio il settore alimentare che possiamo dire ha mantenuto le posizioni. Qui la debacle è stata per i tradizionali cesti natalizie».
Insomma «i consumi non sono ripartiti - ammette il segretario di Roma e Lazio di Confesercenti - e i motivi sono, per quanto riguarda l’abbigliamento la data dei saldi troppo vicini che hanno penalizzato proprio la fascia media, mentre per la ristorazione pesa sicuramente la crisi che riduce la liquidità, le pensioni che non stanno al passo con il costo della vita e, soprattutto nel Lazio, il numero esorbitante di cassintegrati».


Sui saldi Giammaria, contrario alle liberalizzazioni, denuncia che «chi anticipa in modo nascosto non capisce che è un boomerang che sta distruggendo il settore». E rilancia: «Facciamo le 4 settimane a fine stagione, ma con una normativa nazionale che disponga un calendario unico e no alla liberalizzazione».

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