Come si può respirare meglio

Tra le patologie respiratorie, la broncopatia cronica ostruttiva è certamente la più preoccupante: per la sua frequenza (sono 2 milioni e mezzo gli italiani che ne soffrono) e per una allarmante mortalità (poco meno di ventimila morti l’anno). L’età più colpita è quella compresa fra i quaranta e i cinquantacinque anni. È prevista una sua crescente diffusione: nel 2020 rappresenterà la terza causa di morte.
Questi dati spiegano perché su questa patologia si confrontino ricercatori di tutto il mondo. Lo studio più recente, noto con il nome di «Torch» e pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha fatto registrare risultati positivi sul piano della mortalità, della qualità di vita dei malati e delle recidive. Lo studio in parola ha riguardato seimila pazienti, curati per cinque anni con un’associazione di farmaci: un broncodilatatore ad azione prolungata (il salmeterolo) e un cortisonico (il fluticasone). Illustrando i risultati dello studio «Torch» il professor Alberto Papi, cattedratico nell'Università di Ferrara ha sottolineato il dato più significativo («la mortalità è diminuita del 17,5%») ma ha aggiunto che questa terapia fa sensibilmente migliorare la funzione respiratoria, quindi fa vivere meglio i pazienti. «Questi risultati - ha affermato - possono sembrare miracolosi. In realtà rappresentano una grande svolta nelle prospettive di trattamento di una patologia altamente pericolosa».
La broncopatia cronica ostruttiva è caratterizzata dalla ostruzione delle strutture bronchiali che ostacola il passaggio dell’aria, da aumentata produzione di muco che facilmente si infetta e da distruzione delle strutture del polmone che consentono l’entrata di ossigeno e l’espulsione dell’anidride carbonica nell’organismo. Ecco perché i pazienti affetti da questa patologia invalidante soffrono di tosse cronica con catarro, faticano a respirare, trovano difficoltà a compiere autonomamente le normali attività quotidiane fino a richiedere, nelle forme severe, l’ausilio continuativo di ossigeno e il supporto ventilatorio. La malattia è cronica il suo andamento è in genere progressivo. La patologia è costellata da episodi di riacutizzazione con peggioramento dei sintomi che spesso necessitano di ricovero in ospedale.
Il rischio di mortalità può «passare» dall’apparato respiratorio a quello cardiovascolare.

È la prima volta, ha sottolineato il professor Papi, che un trial internazionale di grande respiro dimostra che si possono controllare contemporaneamente il rischio di mortalità e la funzione respiratoria.
La comunità scientifica ha esaminato questi risultati a Ferrara durante un incontro scientifico presieduto dal professore Leonardo Fabbri, presidente della Società respiratoria europea.

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