Sicilia, Lombardo quater con finiani, Udc e Pd

Il quarto governo regionale di Lombardo si forma su un esecutivo tecnico centrista allargato al Partito democratico e a Fli. Il governatore: "Trasformista e ribaltonista è chi ha lasciato maggioranza e programma di risanamento"

Sicilia, Lombardo quater con finiani, Udc e Pd

Palermo - Il presidente della Sicilia Raffaele Lombardo ha annunciato oggi il suo quarto governo regionale, formando un esecutivo tecnico centrista allargato al Partito democratico. Nel terzo polo allargato oltre agli uomini del Movimento per le Autonomie, finiani, deputati dell’Udc (fedeli a Pierferdinando Casini), rutelliani dell’Api ma anche gli esponenti del Pd. Fino all’ultimo momento, sono circolate delle indiscrezioni secondo le quali i finiani sarebbero rimasti fuori dall’esperimento del laboratorio siciliano.

La presentazione del governo Lombardo parlerà domani presentando alla stampa il nuovo governo e, a quel punto, la situazione si dovrebbe fare più semplice perché nonostante le nuove nomine il presidente della Sicilia non ha sciolto comunque tutti i dubbi. Dopo aver incontrato la giunta uscente durante l’interruzione della seduta, Lombardo ha illustrato a Palazzo dei Normanni le motivazioni della divaricazione in seno alla maggioranza per poi passare all’annunciato rimpasto di governo: sarebbero dentro Udc, Api e Fli e fuori Pdl, la fazione dell’Udc fedele all’ex governatore Totò Cuffaro ed il Pdl-Sicilia di Gianfranco Micciché. I sei assessori confermati sono Massimo Russo, Piercarmelo Russo, Mario Centorrino, Marco Venturi, Caterina Chinnici e Gaetano Armao mentre i nuovi sono Gianmaria Sparma, Andrea Piraino, Letizia di Liberti, Sebastiano Messineo, Elio Dantrassi e Giosuè Marino.

Lombardo accusa i trasformisti "Trasformista e ribaltonista è chi ha lasciato maggioranza e programma di risanamento", ha detto Lombardo rispondendo alle accuse di trasformismo e aggiungendo che "nessuno ha messo fuori nessuno". Parlando anche del federalismo, Lombardo ha ringraziato i componenti della maggioranza che gli sono rimasti fedeli e soprattuto gli assessori in carica della produzione industriale, dipingendo la soluzione attuale "un pullulare di crisi in un sistema industriale che ha bisogno di rimedi che noi non disponiamo" e sottolineando le dimensioni tanto del personale della Regione quanto del governo stesso, "un pachiderma immobile che tutto pretende di regolare, autorizzare o negare nella vita dei siciliani". Come detto in precedenza sul suo blog, Lombardo punta a rimanere alla presidenza per altri tre anni, pronto a realizzare un nuovo programma riunendo uomini che "possano meglio interpretare questa volontà riformatrice rinnovata". Lombardo, secondo cui "il Pd sin dal primo momento di questa assemblea ha dato un contributo per le riforme", ha ribadito che la paternità del governo siciliano deve essere sua, "altrimenti si stacca la spina e si va a casa".

Le trattative per le poltrone Le trattative per le poltrone in giunta sono andate avanti tutta notte esaurendo, almeno in parte, il tentativo del guardasigilli Angelino Alfano di ricucire lo strappo mentre il sottosegretario Gianfranco Micciché si è detto disponibile a guidare il Partito del Sud, "scendendo in campo per la Sicilia" in opposizione a Lombardo e al suo "partito del no". Micciché ha accusato la giunta Lombardo, suo partner politico nel secondo governo, di aver datto picche all’energia eolica, ai rigassificatori e ai termovalorizzatori.  Il catanese Lombardo, fondatore e segretario federale del Movimento per le Autonomie, è stato eletto nel 2008 con il 65,3% dei voti grazie al supporto del Pdl e dell’Udc, battendo il candidato del centrosinistra Anna Finocchiaro. Discorso d’insediamento di Lombardo a maggio 2008, secondo governo siciliano nel maggio 2009, terzo governo annunciato a dicembre 2009 e ora, dopo 29 mesi, il "Lombardo quater".

Il primo rimpasto Il primo rimpasto ha lasciato fuori l’Udc, il secondo parte del Pdl e il terzo segna il definitivo avvicinamento al Pd e ai finiani, con un ritorno dei deputati dell’Udc. Lombardo provoca quindi l’ennesimo smottamento politico, considerato da molti un esperimento in vista di possibili repliche a livello nazionale. In primis, il Pdl-Sicilia, già frutto di una scissione, si dovrebbe spaccare in due: da una parte il Partito del popolo siciliano di Micciché, che andrà all’opposizione, e dall’altra Futuro e Libertà per l’Italia di Gianfranco Fini a collaborare con Lombardo. Dei 35 deputati del Pdl originario, solo la metà non ha lasciato il partito di partenza, riconoscendosi nelle posizioni del presidente del Senato Renato Schifani e del ministro della Giustizia Alfano. Anche l’Udc potrebbe frammentarsi in due diverse fazioni, una vicina alle posizioni di Casini e l’altra al seguito del segretario regionale Saverio Romano.

Sul fronte opposto, il segretario generale del Pd in Sicilia Giuseppe Lupo ha detto a più riprese di volere spingere il piede sull’acceleratore, contribuendo al nuovo programma e al nuovo governo, mandando quindi a casa Berlusconi a partire dalla Sicilia. Lombardo ha preso il posto di Salvatore Cuffaro, dimessosi all’inizio del 2008 dopo la sentenza di primo grado, che lo ha condannato a 5 anni di reclusione per favoreggiamento.

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