Roma«Eccoci qua». Il Cavaliere si presenta senza far rumore. Sbuca da dietro il palco e segue a ruota le «fantastiche quattro», le candidate Pdl al titolo di governatrici chiamato a lanciare nella mischia. Alias, in ordine alfabetico - stratagemma usato da Barbara Saltamartini e Beatrice Lorenzin per stabilire la scaletta degli interventi -, Anna Maria Bernini (Emilia Romagna), Monica Faenzi (Toscana), Fiammetta Modena (Umbria) e Renata Polverini (Lazio). Silvio Berlusconi sorride e applaude, dinanzi alla platea in rosa, pur patendo il freddo come tutti i presenti, contenuti a malapena nel tendone allestito nel cortile esterno di via dellUmiltà. E concede la scena «allaltra metà del cielo», espressione che ama ripetere, non solo per galanteria. Tanto da rigettare al mittente, indignato, le accuse lanciate ciclicamente dalla sinistra: «Loro chiacchierano mentre noi le donne le valorizziamo davvero», rivendica con i suoi quando si affronta la questione.
Un esempio? Le cinque ministre, lesto a lodare a ogni passo («sono veramente orgoglioso di loro») e la nuova apertura al femminile nella squadra di governo. Ovvero, lintenzione di inserire due donne, magari dopo le elezioni, nelle quattro caselle di sottosegretari da nominare: Daniela Santanchè e Laura Ravetto. Insomma, il premier approfitta del «poker di donne» appena calato giù per ribadire il messaggio: altro che veline, «abbiamo una squadra di donne vere». E siamo pronti a valorizzarle davvero, tra i banchi del Parlamento o in Cdm è uguale, molto più di quanto avviene tra le file di chi critica e anima campagne mediatiche «basate sulla calunnia».
Così, intorno a mezzogiorno, rifiuta di prendere posto in prima fila e se ne sta in piedi. Daltronde, il Cavaliere non vuole fare ombra. Anzi, il senso delliniziativa è dimostrare che il Pdl è in grado di puntare in positivo sul gentil sesso, come nel caso specifico delle quattro affermate professioniste in corsa: «Nessuna è sfavorita, avete tutte forti chance di vittoria».
Non a caso, dopo lassist di Mara Carfagna («basta con la modestia, abbiamo spesso dimostrato di saper fare meglio degli uomini»), il Cavaliere si lascia andare. Parte per strappare un sorriso: «Sapevo di avere una platea molto preparata. E, nel timore di non essere allaltezza, mi sono portato un testo scritto da leggere». Poi ripete ancora una volta lelogio: «Rimango convinto della maschile inferiorità nei confronti delle donne, da sempre più brave a scuola, così come nel lavoro». E per essere chiari, «in politica, una donna può essere brava, giovane e magari gradevole. Siamo felici di aver messo in campo un esercito di donne così».
Cala il sipario. Ma il Cavaliere va oltre: «Perché non venite a pranzo da me?». Detto, fatto.
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