Sindacati rossi con le spalle al muro

La Fiat ha depositato nel registro delle imprese una nuova compagnia di auto intitolata a Pomigliano d’Arco con capitale sociale di 50mila euro e presidenza di Sergio Marchionne. Questo significa che molto probabilmente tale nuova società subentrerà a Fiat Group, nel frattempo diventato Fiat Spa (dopo lo spin-off), nella fabbrica di Pomigliano, al fine di produrre la nuova Panda. Per i lavoratori di Pomigliano che accettano l’accordo proposto da Marchionne e che è stato approvato nel referendum con il 63% dei voti, questa è una ottima notizia, in quanto indica che la decisione di fabbricare la nuova Panda in Campania si è tradotta in un fatto concreto. L’opposizione della Fiom e della Cgil, al patto proposto da Marchionne, che si sta manifestando con una serie di scioperi per i più diversi motivi, nei vari stabilimenti Fiat, non ha fatto recedere l’amministratore delegato del Lingotto dal suo proposito. Egli è deciso ad andare avanti con chi, nel mondo del lavoro, ci sta. Ma per attuare tale proposito senza sottostare al ricatto di continue agitazioni, si rende necessario chiudere l’attuale azienda e licenziare i suoi addetti. La newco, cioè la nuova società con il nome «Pomigliano», provvederà ad assumere tutti quelli licenziati dall’attuale fabbrica, che sottoscriveranno il nuovo contratto. E assumerà nuovo personale in cambio di quello che non vuole firmare tale documento. Si tratta di una scelta lineare, che è stata preannunciata, in modo chiaro e leale. Sino ad ora, i dirigenti sindacali della Fiom e della Cgil hanno ritenuto che questa soluzione non appartenesse a quelle vere. Essi erano convinti che la Fiat non avrebbe osato mettersi contro il sindacato collegato al Pd, dato che sino ad ora questa impresa, con i suoi giornali, ha palesemente sostenuto la causa politica del Pd sia in sede nazionale, sia in sede locale, per la Regione Piemonte e per il Comune di Torino. Ma la politica editoriale dei giornali che il gruppo Fiat direttamente o indirettamente controlla non collima più con la politica imprenditoriale della Fiat; ciò per la semplice ragione che se Fiat Auto vuole sopravvivere deve seguire le logiche del mercato, dettate dalla concorrenza internazionale. Ciò è stato capito perfettamente dai sindacati riformisti, in particolare Cisl e Uil i quali sono favorevoli alla newco, proprio perché si rendono conto che solo con il contratto basato sulla produttività è possibile per la Fiat produrre la nuova Panda a Pomigliano con criteri economici, nonostante i costi del lavoro differenziali dell’Italia rispetto a quelli dell’Est europeo. Lo sfruttamento pieno degli impianti con il lavoro notturno a turno, da parte della manodopera, per sei giorni su sette è alla base del nuovo accordo. E costituisce anche l’oggetto del dissenso della Fiom, che non gradisce questa clausola e non vuole le sanzioni per chi adottasse assenteismi e scioperi per non fare la propria quota di turni di notte. Dunque, adesso la Fiom e la Cgil si trovano a un bivio. Se si rassegnano ad accettare questo accordo, non sarà necessario che la newco, la nuova società di auto di Pomigliano, subentri alla fabbrica attuale. Ma se non ci sarà questo ripensamento, da parte di Cgil e Fiom la newco diventerà necessaria. Il suo capitale non sarà più di 50mila euro, ma di una cifra multipla, perché la dote che essa porterà a Pomigliano sarà costituita da un investimento iniziale di 700 milioni di euro. Una cifra con cui non si può scherzare. Ma che consente di garantire l’occupazione a migliaia di persone, con un avvenire duraturo.

É significativo che la creazione di questa newco sia avvenuta a ridosso della discussione che avrà luogo oggi, tra governo, impresa e ministero del Lavoro su ciò che la Fiat intende fare per lo stabilimento di Torino Mirafiori, dopo l’annuncio che la nuova monovolume sarebbe fabbricata in Serbia.

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