"A sinistra serve la rifondazione cristiana"

Il direttore del "Nouvel Observateur, Jacques Julliard, lancia la provocatoria sintesi tra religione e antireligione. "Da ateo i miei autori sono i cattolici Bernanos, Claudel e Péguy. La 'gauche' deve capire che il Male esiste"

"A sinistra serve la rifondazione cristiana"

Parigi - Nel percorso di Jacques Julliard, condirettore del Nouvel Observateur, ci sono l’interesse per Georges Sorel e il sindacalismo rivoluzionario, la prossimità con Emmanuel Mounier e il personalismo, l’attenzione verso Pierre Mendès-France e la diagonalità politica. Capace di nuove sintesi ideologiche, curatore del Dictionnaire des intellectuels français (Seuil, 1996), ora Julliard, l’ateo, rilancia il cattolicesimo di Georges Bernanos, Paul Claudel e Charles Péguy di fronte al mondo moderno in un saggio edito da Flammarion, L’argent, Dieu et le diable (Il denaro, Dio e il diavolo). È dunque di zolfo l’odore dei soldi. Ne parlo con Julliard nel suo ufficio, che dà proprio su place de la... Bourse.

Signor Julliard, la Milano post ’68 scherzava: «Non voto comunista, non guadagno abbastanza!». Ma lei non è della sinistra chic.
«Sono stato docente di storia al liceo, dirigente sindacale (della “cristiana” Cfdt, Ndr), direttore di collana alle Editions du Seuil, vicino a Michel Rocard e al Psu...».

Gli italiani hanno dimenticato il Psiup; si figuri il Psu! Ci rammenti che cos’era.
«Una “seconda” sinistra, moderna, democratica, che non si riconosceva nelle strutture del Partito socialista».

Fino a lì Bernanos, Péguy e Claudel non l’avrebbero seguita! «Sì, nel loro pensiero, specie in quello di Bernanos, ci sono anche valori controrivoluzionari, che ho scoperto».

Lei passa alla controrivoluzione?
«No, ma mi piace pensare contro me stesso».

Suona bene.
«Cerco di vedere nel pensiero degli avversari la critica al mio: per depurarlo».

Lei vuol ragionare in proprio. È uno degli ultimi.
«Un intellettuale non può essere organico, fedele per principio a un partito...».

...A una banda. O a una banca. 
«No, l’intellettuale dirà a chiunque: “i miei sbagliano”. Io resto a sinistra, ma penso come pare a me».

Destra e sinistra, categorie tipiche della democrazia, ora la affossano. Perché?
«L’ha capito André Frossard: la sinistra non crede al peccato originale e la destra non crede alla redenzione. Punto di partenza per una nuova sinistra sarebbe ammettere che il Male esiste».

Alla nuova sinistra, atea, lei propone l’antropologia della vecchia destra, cattolica?
«Non c’è contraddizione. Tanti cattolici sono di sinistra. Anzi, il cattolicesimo è di sinistra».

Veniamo a Bernanos, Claudel e Péguy.
«Claudel era un autore di destra, ma un diplomatico di sinistra. Sicuro dell’innocenza dell’ebreo Dreyfus, Péguy era un giornalista di sinistra...».

...Bernanos credeva, caso mai, all'innocenza dell'antiebraico Drumont.
«Certo, ma ha avuto un’evoluzione davanti ai crimini franchisti alle Baleari».

Se fosse stato altrove, se avesse visto i crimini repubblicani, Bernanos...
«...Sarebbe rimasto com’era prima. Ma, onesto e assoluto com’era, vide quei delitti...».

...E disse: i miei hanno torto. Ma ad alcuni intellettuali dell’ex Dc Bernanos fa paura.
«Strano. Agli inizi, la Dc era molto vicina alla cultura cattolica degli intellettuali francesi. Conoscevo Giorgio La Pira: leggeva Péguy e mai l’avrebbe rinnegato».

Dunque?
«In parte è colpa dell’immagine falsa di Bernanos che l’incatena a Maurras, nonostante la rottura. E Péguy venne spacciato per precursore della Révolution nationale di Pétain, mentre a lui si richiamavano molti nella Resistenza».

Perché «L’argent, Dieu et le diable» esce proprio ora?
«Per caso: era pronto da tempo, ma rischiava di far concorrenza a un altro mio libro sul formarsi dell’opinione pubblica».

Così...
«...È apparso proprio quando è esplosa la crisi economica».

Il capitalismo finanziario pareva millenario, eppure lei rileggeva i suoi nemici.
«Bernanos, Claudel e Péguy esprimevano una verità generale, acuta e forte per l’epoca».

Quale verità?
«Che i valori del denaro erano esauriti: si sgretolava un sistema morale, non solo economico».

E oggi?
«È molto peggio: la logica mercantile s’è estesa a tutta la classe politica e intellettuale. I valori morali hanno perso contro quelli finanziari».

Ci sono politici che lo dicano?
«François Bayrou s’è lamentato perché non l’ho sostenuto nelle presidenziali: m’ha scritto che ha ritrovato nel mio libro i suoi valori. Poi ci sono i no global, o altermondialisti, che scandiscono: “Il mondo non è una merce”».

E gli intellettuali?
«Lo pensano in molti di più da quando il capitalismo finanziario è in crisi».

Chi sono le reclute più illustri?
«Il filosofo Michel Serres e l’ex direttore di Le Monde, Edwy Plenel».

Signor Julliard, il suo libro in poche parole.
«Tre uomini “del passato” annunciavano un mondo dove la gioventù non si riconoscesse solo nel denaro».

Il denaro esige governance, non democrazia. Bernanos, Claudel e Péguy erano democratici?
«Più repubblicani che democratici. La Francia d’allora non si fondava sul denaro, ma nemmeno sul potere popolare».

Chi è stato sia repubblicano, sia democratico?
«Charles de Gaulle. Guidò la Francia contro i suoi interessi immediati,

Se la Francia non si fondava sul denaro e sulla democrazia, su che cosa si fondava?
«Sui corpi intermedi. Il potere era più della classe politica che del popolo. Régis Debray ha opposto appunto repubblicani e democratici».

Come?
«La democrazia è anche il piacere, la fantasia del popolo; la repubblica è il popolo che rispetti i valori repubblicani, superiori a quelli democratici».

E a quelli venali.
«Anche. Per Bernanos, Claudel e Péguy il valore supremo nasce dalla religione, non dal potere popolare, né da quello economico».

Lei scrive che democrazia e onore sono incompatibili.


«Perché tipico della democrazia è il compromesso. Lo dico senza condanna: alternativi al compromesso sono guerra civile e/o guerra internazionale».

Che cos’è onore?
È fedeltà a se stessi».

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