«La sinistra vuole liberalizzare le droghe leggere»

L’onorevole Giovanardi difende la validità della legge approvata quattro mesi fa

Matthias Pfaender

La droga è tornata al centro del dibattito politico: alla proposta di aumentare la quantità di cannabis consentita per uso personale, raddoppiandola rispetto a quanto stabilito dalla legislazione attualmente in vigore, avanzata dal ministro della Salute Livia Turco, controbatte Carlo Giovanardi, firmatario con Fini della legge.
Onorevole Giovanardi, come commenta le parole del ministro Turco?
«Più che verso la depenalizzazione, mi sembra che queste esternazioni mirino alla completa liberalizzazione delle droghe cosiddette leggere. Di fatto, il consumo è già depenalizzato».
In che senso?
«Nel senso che oggi chi viene fermato dalle forze dell’ordine ed è in possesso di un quantitativo di droga inferiore alla quantità identificata come limite per l’uso personale, è sottoposto solo alla segnalazione alla prefettura e a sanzioni amministrative. Si tratta di provvedimenti come il ritiro della patente, che ad altro non servono se non per prevenire i danni che il drogato, alterato da droghe che ne invalidano riflessi e capacità motorie, può arrecare alla società e a se stesso. Si è dimostrato una bufala anche tutto l’allarmismo proclamato dalla sinistra in occasione del varo della legge: da Capezzone ai Ds, tutti a paventare carceri piene di ragazzini beccati con uno spinello, cosa che puntualmente non è avvenuta.
Il ministro della Salute ha parlato espressamente di cannabis, sostenendo come non si possa equiparare alla cocaina.
«Ma soprattutto per quanto riguarda la cannabis, sostanza stupefacente tra le più diffuse e per questo tra le più socialmente pericolose, elevare ulteriormente il limite non influenzerà affatto il discrimine che ora intercorre tra consumo e spaccio, ma sarà soltanto un ulteriore messaggio negativo per i giovani, ai quali una certa parte della sinistra vuole far intendere che le droghe leggere non comportino danno per la salute. Senza considerare poi che le droghe leggere, che in realtà leggere non sono, sono l’anticamera per le droghe pesanti».
L’Onu ha bacchettato i Paesi in difetto per la legislazione sulle droghe. Lei cosa chiede al governo italiano?
«Prima di tutto, che metta un freno a questo clima da battaglia ideologica, e che riapra il dibattito parlamentare. Vengano a discutere in aula di queste tematiche. Noi della Cdl abbiamo speso due anni di discussione, più la conferenza di Palermo, prima di approvare questa legge. Temi del genere non possono essere affrontati con atti amministrativi.

Noi dell’Udc saremo sempre in prima linea nella lotta alle tossicodipendenze: per esempio, giovedì prossimo saremo a Bologna, per partecipare a una tavola rotonda proprio sul tema della lotta alla droga, per portare avanti un’idea di divertimento che sia alternativo a quello della Street rave parade, la parata antiproibizionista dei centri sociali programmata per il primo luglio».

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