SKY IRRETITA DALLA PUBBLICITÀ

Prima o dopo il bubbone esploderà, meglio quindi parlarne in anticipo. Già non pochi abbonati Sky si lamentano, per il momento sottovoce ma non si sa ancora per quanto: perché mai - dicono e scrivono - dobbiamo pagare fior di quattrini per l'abbonamento ai vari pacchetti in offerta e poi sorbirci quantità crescenti di spot pubblicitari che interrompono i programmi come nelle consuete tivù generaliste? Il progressivo interesse per la televisione satellitare, in parte determinato dalla disaffezione galoppante per i programmi di Rai e Mediaset e in parte motivato dalla ricca offerta di Sky, si porta appresso come «effetto collaterale» un consequenziale appetito degli investitori pubblicitari verso canali rimasti fin qui esclusi dalla torta degli spot. A loro volta i responsabili di Sky si stanno facendo comprensibilmente ingolosire dalle nuove opportunità, ma cominciano a peccare di ingordigia infarcendo molti programmi di interruzioni pubblicitarie sempre più frequenti e martellanti. Dapprima si trattava di promo inerenti alla stessa programmazione del circuito satellitare, una sorta di panoramica (opportunamente piazzata tra un programma e l'altro) su quanto si sarebbe potuto vedere di nuovo di lì a poco su questo o quel canale. Poi, progressivamente, l'abbonato ha cominciato a incrociare spot commerciali veri e propri piazzati invece all'interno dei programmi, che pubblicizzano oltretutto gli stessi prodotti già abbondantemente reclamizzati sulla tivù generalista. Ovvio il fastidio dello spettatore: si può accettare di sopportare gli spot che passano sulla tivù commerciale in considerazione del fatto che sono gratis, e magari persino quelli che passano sulla tivù pubblica giustificandoli con il canone Rai che è tra i più bassi d'Europa. Ma risulta difficile digerire gli spot che cominciano a invadere i canali Sky per i quali l'abbonato paga fior di abbonamenti. Oltretutto il patto non scritto tra gli abbonati e la piattaforma satellitare non ha mai previsto, fin dagli inizi, una situazione di questo tipo. La visione dei programmi è stata libera per un bel po' dall'invadenza pubblicitaria, il che costituiva un valore aggiunto non di poco conto ai fini della scelta di abbonarsi. A Sky spetterà il compito, da qui in avanti, di non sottovalutare il problema con arrogante superficialità, gestendo con oculatezza e buon senso la pubblicità che comincia a convogliare verso i suoi canali a mano a mano che l'audience aumenta.

In caso contrario, l'inevitabile delusione degli abbonati potrebbe compromettere il rapporto di fiducia fin qui avuto con la novità offerta dal satellite, inficiandone l'immagine. Bel guaio infatti se si facesse largo il dubbio che la tivù satellitare finisca per assomigliare a tutte le altre.

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