Un sms e la Messa è a domicilio

Parroco vuol avvicinare i giovani alla fede: si prenota per telefono e il prete celebra in casa

Anna Savini

da Pellio d’Intelvi (Como)

Messa a domicilio, come per la pizza. Prenotazione via sms, specificando nome, cognome e indirizzo, ma soprattutto garantendo di partecipare numerosi. Don Bruno Biotto era stanco di vedere la chiesa mezza vuota, perciò ha pensato che se i parrocchiani giravano al largo da panche e altari, era compito suo andarli a ripescare.
Il come, l’ha deciso guardando i ragazzi del paese, sempre con il pollice incollato sui tasti del telefonino per mandare messaggi. Trovato il mezzo per fare proseliti, mancava solo il sistema di pubblicizzarlo. Quindi ha preparato tre avvisi, uno per ciascuna delle frazioni di Pellio d’Intelvi (600 abitanti tra il lago di Como e quello di Lugano) e li ha appesi in bacheca. Con tanto di numero di cellulare. Basta mandare un messaggino e al giovedì sera il prevosto arriverà in casa a dir Messa. «Ho scelto gli sms per puntare sui giovani che fanno un po’ fatica a venire in chiesa – dice il prevosto -. Certo, c’è un gruppo che canta nel coro e si impegna, ma gli altri?». Gli altri devono ancora essere reclutati e ci vuole qualcosa di moderno «perché il cristianesimo non morirà certo di vecchiaia». La frase è di monsignor Fisichella, rettore dell’università lateranense. Don Bruno, che ha 60 anni, ma si tiene giovane camminando in montagna, l’ha fatta sua.
«Tutto è nato dal fatto che al giovedì non si può più fare la Messa per i ragazzi - spiega -. Ci sono troppi impegni con la scuola e le altre attività. Perciò mi sono detto: “Perché non fare come agli albori del Cristianesimo?». Detto, fatto. Non vale, però, pretendere una Messa tutta per sé. Bisogna spalancare le porte di casa non solo al don e al Signore, ma anche agli amici, ai parenti, ai vicini.
«Perché – dice ancora il parroco, che è a Pellio da 19 anni - l’eucarestia non è un fatto privato ed esclusivo. Anche se la Messa viene celebrata in una casa, deve essere un momento di riflessione e preghiera».

Un rito collettivo, non individuale, che abbia successo come gli incontri di maggio, quando don Biotto aveva organizzato messe nei rioni e nelle case di riposo. «Alla fine c’era anche un po’ di buffet – ricorda lui – e le serate sono andate bene». Adesso vuole fare il bis. Per ora c’è stata una prenotazione, don Bruno aspetta le altre.

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