Snaidero: lavoriamo insieme. Albertoni: perché no

«Che cos’è il made in Italy?». La domanda, apparentemente banale, in realtà un po’ provocatoria, sarebbe dovuta servire a dare una scossa alla sessione pomeridiana della convention Satec-Ucina di Viareggio

Snaidero: lavoriamo insieme. Albertoni: perché no

«Che cos’è il made in Italy?». La domanda, apparentemente banale, in realtà un po’ provocatoria, sarebbe dovuta servire a dare una scossa alla sessione pomeridiana della convention Satec-Ucina di Viareggio. Ma nel formularla Roberto Snaidero, presidente designato di FederlegnoArredo, è riuscito a fare molto di più, ha lanciato al presidente di Ucina, Anton Francesco Albertoni, un eccellente assist per l’avvio di ampie sinergie tra le eccellenze imprenditoriali italiane. Se è vero che esiste un complesso di strategie vincenti messe a punto dalle nostre aziende per superare la crisi, come dice lo studio di Bain & Company «Il made in Italy a servizio del consumatore globale», al centro della tavola rotonda che ha chiuso l’assise di Confindustria Nautica, allora non bisogna proprio in questo momento perdere l’occasione di fare squadra. «La barca è un veicolo con cui portiamo il made in Italy in giro per il mondo - ha risposto Albertoni all’invito di Snaidero - Ben venga un tavolo di collaborazione». Le sfide, d’altronde, sono nuove e impegnative. Nel settore del lusso si sta affacciando il «Bric» (Brasile, Russia, India e Cina), ormai tra le maggiori economie mondiali. E se vuole penetrarvi la nautica italiana, che già conta su un export dell’80%, non può che cercare di intercettarne gusti ed esigenze. Secondo Claudia D’Arpizio (Bain), il prezzo da pagare per una buona riuscita, deve partire addirittura «dall’accettazione della sconfitta del nostro modello economico e può passare anche dalla delocalizzazione, se utile a superare barriere protezionistiche alte come quelle brasiliane». «Non sono d’accordo - ha ribattuto accendendo quasi un duello, Lorenzo Selva, presidente di Icomia, la sigla che riunisce le associazioni mondiali della nautica - Tutti devono giocare ad armi pari. Vuoi far parte del mondo? Allora basta dazi. Le porte italiane sono aperte. Ci vuole reciprocità». La decisa posizione di Selva ha incassato anche l’interesse di Albertoni il quale, constatata la compattezza dell’imprenditoria italiana sul tema, ha auspicato una riflessione a livello confindustriale sul protezionismo.

Nel frattempo la corsa ai nuovi mercati non può arrestarsi ed è anche perciò che Ucina ha appena siglato con il Rina e Simest, società Italiana per le imprese all’estero, un accordo quadro per la promozione dell’internazionalizzazione della nautica italiana.
FNac

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