«Lo so da trent’anni Parlano anche a noi»

«Lo so da trent’anni Parlano anche a noi»

Interagiscono fra loro, parlano e si avvertono del pericolo. Insomma, le piante non vivrebbero un’esistenza passiva, ma sarebbero in grado di comunicare. «Lo sappiamo da 30 anni», spiega il fondatore dell’Orto Botanico di Milano, Angelo Naj Oleari.
Esistono altre ricerche del genere condotte in passato?
«Il linguaggio dei vegetali è stato scoperto per la prima volta nel 1973. Successivamente, con le nuove tecnologie, è stato possibile collegare dei sensori alle radici, al fusto e al tronco delle piante, per registrare lo scorrimento della linfa. Emette un suono, che cambia in base alle circostanze. Perché le piante, proprio come gli uomini, sono dotate di cellule celebrali».
Ma come vengono usate?
«Ai vegetali servono unicamente per relazionarsi con la vita. L’unica cosa che conta, per le piante, è la sopravvivenza. Per questo si muovono: si spostano per cercare la luce, mettono in moto le radici per trovare acqua e minerali. E in più condizionano la vita di tutto il pianeta perché esistono da sempre».
In che modo parlano i vegetali?
«Comunicano emettendo suoni particolari che possono essere registrati solo da specifici sensori. Di solito lo fanno in caso di allarme. Tempo fa abbiamo condotto un esperimento: abbiamo fatto passare un vassoio pieno di sedani recisi fra alcune piante vive. Ebbene, quel passaggio è bastato per far emettere un segnale di allarme. Questo perché si tratta di organismi estremamente sensibili».
Secondo lei piante e uomini possono comunicare?
«Credo che sia possibile solo a patto che l’uomo diriga il suo flusso di pensiero verso la vita. Solo in quel caso le piante possono smettere di temerlo, mettendo a sua disposizione il loro mondo armonico. Diversamente, i vegetali hanno estremamente paura dell’uomo, e si chiudono rispetto a qualunque forma di comunicazione».
Ha accennato al fatto che le piante condizionano il mondo. Cosa intendeva?
«Le specie vegetali esistono da milioni di anni e sono basilari nell’ecosistema del pianeta. Detto questo, alcuni professori dell’università di Harvard hanno teorizzato che quattro piante sono riuscite a condizionare e determinare la storia degli ultimi secoli».
Quali sono?
«Si tratta della mela, della patata, del tulipano e della marijuana. La spiegazione è semplice e immediata: la mela è uno degli alimenti base dell’uomo, ogni anno se ne vendono milioni. La patata ha addirittura condizionato la migrazione dei popoli. Prendiamo quello irlandese, proprio grazie alla crisi che ha colpito la coltura di questo vegetale tante persone sono andate in America, contribuendo a fondare gli Stati Uniti».
E per quanto riguarda il tulipano e la marijuana?
«Il tulipano è l’unico fiore al mondo quotato in Borsa. E questo già fa capire la sua importanza per l’economia.

Per quanto riguarda la marijuana, invece, al di là dei risvolti illegali, è una pianta importante in medicina. E inoltre contiene un principio attivo in grado di procurare gioia profonda. Che, in qualche modo, può condizionare la vita dell’uomo».

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