Socialisti a un passo dall’Eliseo e Sarkò studia la mossa-bomba

Se il fattore psicologico - la somma dei sondaggi favorevoli e le dichiarazioni di voto dell’ultima ora - peserà su quel 30% di astensioni record previste per il primo turno delle presidenziali del 22 aprile, in rue de Solférino, sede del partito socialista, si potrebbe già stappare lo champagne. A 24 anni dalla rielezione di François Mitterand e a 17 dalla sua uscita di scena, un candidato «rosso» potrebbe rimettere piede all’Eliseo. Lo dicono i numeri diffusi a quattro giorni dal voto: i più ottimisti danno Hollande in volata al 29% contro il 24% di Nicolas Sarkozy, i più cauti indicano uno scarto più ridotto (29,5% contro 27,5), ma tutti prevedono una netta vittoria del candidato socialista al secondo turno (da un minimo di 6 punti, 54% contro 48%, a un massimo di 16 punti, 58% contro 42%). Lo dicono gli annunci last minute di autorevoli esponenti della destra: tre ex ministri, Fadela Amara (ex sottosegretario di Sarkò), Azouz Begag e Brigitte Girardin (chiracchiani) hanno rotto gli indugi e dichiarato apertamente che voteranno Hollande - seguendo le orme dell’ex presidente gollista che secondo uno stretto collaboratore, a differenza della moglie Bernadette, voterà socialista - e si aggiungono ai 42 economisti che con una lettera aperta al Monde hanno dichiarato che voteranno Hollande «per rimettere in piedi la Francia e riunire i francesi». Infine lo dicono i soliti ben informati del settimanale satirico Le Canard Enchainé, secondo cui, in privato, anche il premier François Fillon e il ministro degli Esteri Alain Juppé avrebbero ammesso la probabile disfatta: il primo sostenendo che «per Sarkozy non c’è più speranza. Ovunque in Europa i candidati uscenti hanno perso a causa della crisi. Non faremo eccezione» e il secondo chiudendo la questione con un lapidario «non credo più» alla rielezione.
Eppure l’esperienza e la storia inducono alla cautela da una parte e alla combattività dall’altra. Cautela sul fronte socialista e combattività a destra. Perché i sondaggi possono sempre sbagliare, specie quando di mezzo ci potrebbe essere un’astensione record anche a causa delle vacanze scolastiche che proprio il 22 aprile si sovrappongono, unico giorno, in tutta la Francia (circostanza parecchio sfortunata per i candidati in un Paese il cui lo stop alle lezioni avviene a turno, in tre macroaree). Cautela a sinistra e apparente combattività a destra anche perché resta da stabilire il peso delle ali «estreme», cioè delle due spine nel fianco dei candidati principali: Marine Le Pen a destra (data tra il 14% e il 17%) e Jean-Luc Mélenchon a sinistra (dato tra il 13% e il 15%). Ancora fresco è il ricordo del 2002, quando la spaccatura a sinistra e la perfida coincidenza del voto nel giorno di vacanza “nazionale” aprì le porte alla destra estrema di Le Pen padre e del suo Front National e spalancò l’Eliseo a Chirac lasciando Lionel Jospin fuori dal secondo turno e con un pugno di mosche in mano. Cautela a sinistra e combattività a destra perché resta l’incognita del secondo turno - una partita a scacchi - e del voto centrista (stimato al 10%) del moderato François Bayrou: un bottino ridotto rispetto alle previsioni di inizio campagna, ma pur sempre ghiotto.

Per aggiudicarselo Sarkozy potrebbe giocare la mossa a effetto, l’annuncio fra il primo e secondo turno che sarà il leader del Modem ed ex ministro nel governo di coabitazione di Balladur il premier della nuova stagione Sarkò.

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