Agricoltura in crisi: costi alle stelle e rese in calo mettono in ginocchio i campi italiani

Meno cereali, costi in crescita e dazi sui fertilizzanti rischiano di colpire duramente l’agricoltura italiana. In calo rese, redditi e forza lavoro, con possibili nuovi rincari e crisi prolungata. Ma per l'Istat il 2024 si è chiuso con segnali incoraggianti: valore aggiunto in agricoltura su del 9% in un anno

Agricoltura in crisi: costi alle stelle e rese in calo mettono in ginocchio i campi italiani

Mentre le colture cerealicole in Europa registrano il raccolto più basso dell'ultimo decennio e i costi dei fertilizzanti continuano a salire, gli agricoltori italiani si preparano a quella che molti considerano la stagione di semina più complessa degli ultimi cinquant’anni. Eppure i dati Istat per il 2024 lasciano respirare un cauto ottimismo. L'anno scorso l'agricoltura nazionale ha registrato un valore aggiunto in agricoltura pari 42,4 miliardi di euro, in crescita del +3,9% in volume e +9% in valore rispetto al 2023. In pratica si tratta del valore più alto nella UE, seguito da Spagna (39,5 mld euro, +16,2%) e Francia (35,1 mld euro, -7,2%) che nel 2023 deteneva il primato.

Un settore in affanno e le lamentele degli agricoltori

Il calo dei prezzi delle materie prime, l’aumento dell’inflazione e la minaccia di nuove restrizioni commerciali sulle importazioni di fertilizzanti creano un mix esplosivo, soprattutto per un settore già in difficoltà, caratterizzato da una produttività in calo, entrate in diminuzione e una forza lavoro in riduzione.

Secondo gli ultimi dati di Eurostat, il raccolto totale di cereali in Europa nel 2024 è stato di 255,8 milioni di tonnellate, il 6% in meno rispetto all'anno precedente. Il grano, il principale cereale del continente, ha registrato un calo del 10%, attestandosi a 111,7 milioni di tonnellate. Il calo più significativo si è verificato in Francia (-17%, pari a 53 milioni di tonnellate), mentre in Italia la diminuzione ha raggiunto quasi il 19%, con soli 12,6 milioni di tonnellate raccolte.

«È il peggior raccolto degli ultimi anni», afferma Alessandro Rossi, gestore di una media azienda agricola nei pressi di Bologna. «Per decenni ci siamo abituati a una produzione relativamente stabile. Ora tutto è diventato troppo incerto: la produttività scende e abbiamo meno risorse da investire nella prossima stagione».

Parallelamente al crollo della produzione, i prezzi dei prodotti agricoli sono anch’essi diminuiti, mettendo i produttori europei in una situazione finanziaria estremamente vulnerabile. Secondo Eurostat, il valore complessivo della produzione agricola nell'UE nel 2024 (inclusi cereali, ortaggi, frutta e colture oleaginose) è sceso del 5,3%, raggiungendo il livello più basso dell’ultimo decennio.

In Italia, il valore totale del raccolto è stato di appena 28,6 miliardi di euro nel 2023, il 3% in meno rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Questa tendenza «lascia sempre meno risorse», spiega Rossi. «O si riducono i costi della manodopera, o si acquistano meno fertilizzanti e sementi. E con l’aumento dei prezzi del carburante e dell’energia, bisogna sacrificare qualcosa».

La scarsità di risorse sta già avendo un impatto sul mercato del lavoro. Secondo Eurostat, il settore agricolo dell'UE ha perso 71.000 lavoratori nel 2024, riducendosi a 7,49 milioni di addetti, una diminuzione che si aggiunge a tre anni consecutivi di perdite, che complessivamente hanno privato il settore di quasi mezzo milione di posti di lavoro. Solo in Italia, il 2024 ha visto un calo di circa il 20% dell’occupazione agricola.

«Non è una sorpresa», commenta un portavoce di Coldiretti, la principale associazione degli agricoltori italiani. «Gli stipendi non sono cresciuti abbastanza da compensare l’inflazione». Complessivamente, in Europa i salari agricoli sono aumentati solo del 6,6% dall’inizio del 2022 a gennaio 2025, mentre l’inflazione ha superato il 25%. In Italia, la crescita è stata leggermente superiore (circa il 18%), ma comunque insufficiente, aggiunge il rappresentante: «È chiaramente troppo poco».

Sebbene i prezzi dei fertilizzanti in Europa siano diminuiti del 17% nel 2024 rispetto al 2023, rimangono oltre il 50% più alti rispetto ai livelli del 2020. I costi elevati stanno costringendo molte aziende agricole a ridurre l’uso di fertilizzanti azotati; nel 2023 il loro consumo è sceso del 5,3% dopo un calo del 10% nel 2022. La riduzione dell’uso di fertilizzanti ha un impatto diretto sulla produttività, aggravando le perdite di reddito e provocando ulteriori tagli ai posti di lavoro.

Il rischio dei dazi

Le preoccupazioni aumentano alla luce della recente proposta della Commissione Europea di introdurre dazi straordinari fino al 100% sulle importazioni di fertilizzanti dalla Russia, che fornisce circa il 25% del fabbisogno europeo di fertilizzanti. Questa iniziativa, volta a proteggere l’industria europea dei fertilizzanti, potrebbe aumentare i costi per gli agricoltori di miliardi di euro, con i prezzi dei fertilizzanti che potrebbero salire dal 20% al 100% rispetto ai livelli attuali.

L’associazione agricola Coldiretti e Filiera Italia hanno già definito le azioni della Commissione Europea « sbagliate ». «È inaccettabile che siano ancora una volta gli agricoltori e quindi i consumatori europei di prodotti alimentari a dover pagare per tutto questo», ha dichiarato Luigi Scordamaglia, presidente di Filiera Italia. L’aumento dei costi di produzione colpirà soprattutto i produttori di cereali, già duramente messi alla prova dall’impennata dei prezzi dei fertilizzanti e del carburante negli ultimi anni.

I critici accusano Bruxelles di aver avanzato la proposta senza una valutazione adeguata delle conseguenze. «Nessuno mette in dubbio l'importanza di un’industria europea dei fertilizzanti forte», commenta un rappresentante di una cooperativa agricola italiana che ha preferito rimanere anonimo. «Ma introdurre dazi senza fornire supporto o alternative potrebbe essere disastroso, soprattutto in un momento in cui siamo già in difficoltà».

Il gruppo di pressione agricolo europeo Copa-Cogeca, che rappresenta milioni di aziende agricole e cooperative, ha espresso preoccupazione: «Comprendiamo le ragioni geopolitiche delle azioni della Commissione, ma il settore agricolo deve affrontare le conseguenze economiche di queste decisioni... Queste misure aumenteranno i prezzi dei fertilizzanti di almeno 40-45 euro per tonnellata nella prossima stagione... Le ripercussioni sulla produzione agricola, sulla competitività e sui redditi degli agricoltori potrebbero essere catastrofiche». Copa-Cogeca ha esortato il nuovo commissario europeo per l’agricoltura, Christophe Hansen, ad adottare misure urgenti per evitare «quello che potrebbe diventare un’altra crisi agricola».

Le associazioni di agricoltori dubitano fortemente che i produttori europei di fertilizzanti siano in grado di aumentare l’offerta sul mercato europeo a prezzi accessibili. La produzione di fertilizzanti azotati nell’UE (incluso l’ammoniaca) è in costante declino dal 2017 e nel 2023 ha raggiunto il minimo storico di 23 milioni di tonnellate, secondo i dati di Eurostat. Se le aziende europee fossero davvero in grado di aumentare la produzione, lo avrebbero già fatto.

Le potenziali restrizioni sulle importazioni di fertilizzanti, unite all’aumento dei costi, potrebbero costringere molti agricoltori a ridurre le superfici coltivate, con conseguenze sulla sicurezza alimentare e sulla stabilità dei prezzi. I dati della Commissione Europea mostrano che l’inflazione alimentare continua a rappresentare un problema per le famiglie in tutto il continente. In Italia, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 2,2% su base annua a dicembre 2024, con il prezzo delle patate che è salito del 40% rispetto all’inizio del 2022. In Germania, il costo del burro è quasi raddoppiato (+40%) nello stesso periodo. «Questa "tassa sui fertilizzanti" sarà devastante», avverte Rossi. «Lavoriamo già con margini minimi. Un ulteriore aumento dei costi in un ambiente già difficile potrebbe costringere molte piccole aziende a chiudere».

Tra il calo della produttività, le possibili nuove tariffe e la riduzione dei redditi, cresce la paura — e la rabbia — rafforzando la percezione che il settore si stia avviando verso una crisi prolungata. Nel 2024, l’inizio della stagione di semina è stato segnato da massicce proteste degli agricoltori in tutta Europa, inclusa l’Italia. È altamente probabile che la situazione si ripeta nella primavera del 2025.

«Ogni stagione di semina è un rischio», conclude Rossi. «Ma quest’anno le probabilità sono contro di noi. Servono misure ragionevoli e un sostegno urgente. Altrimenti, a pagare il prezzo non saremo solo noi agricoltori, ma ogni persona che siede alla tavola in Europa».

I segnali per l'Italia: cosa dicono i dati Istat

Ovviamente tutta l'Europa si muove a velocità diverse. E in questo senso l'Italia sembra respirare. Per prima cosa, nota l'Istat, l’Italia registra la migliore performance anche in termini di reddito agricolo con una crescita del +12,5%, rispetto al +1,6% della media UE. Ma è il dato sulla produzione a sorridere. Nell'anno appena concluso il nostro Paese ha avuto ammendamento della produzione agricola superiore alla media europea: l’Italia con 74,5 miliardi di euro (+1,4 in volume e +2,2% in valore) si colloca al terzo posto dopo Francia (88,3 mld euro) e a poca distanza dalla Germania (75,4 mld euro). Nel 2024 il valore della produzione nella UE risulta pari a +0,5% in volume e -1,5% in valore. Sul fronte dei consumi intermedi è stata registrata una leggera riduzione in quantità (-1%), l’Istat ha rilevato una contrazione del -4,5% dei prezzi dei beni che conduce la spesa complessiva per i beni acquistati a -5,5%.

Cosa rivelano i numeri sulla produzione agricola

I numeri preliminari dell'istituto nazionale di statistica delineano per l'Italia un'annata positiva per il complesso delle coltivazioni (+1,5% in volume, +4,5% in valore), con una crescita in particolare dei volumi prodotti di patate (+13,0%), frutta (+5,4%; in particolare, +11,5% la frutta fresca), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%). Segnale positivo anche dal settore zootecnico nel 2024 ha registrato un lieve incremento dei volumi prodotti (+0,6%). In particolare, risultati positivi hanno interessato le carni bovine (+1,5% in volume) e, tra i prodotti zootecnici derivati, il latte (+1,1%) e le uova (+0,5%). Con i prezzi del comparto in flessione (-2,2%), la produzione in valore del comparto si è ridotta del -1,6%.

Infine i dati sulla produzione delle attività secondarie non agricole che hanno avuto un incremento del 5,2% in volume (+2,6% in valore, a causa di una riduzione dei prezzi del 2,5%. Il settore è stato trainato principalmente dalle attività di agriturismo e dalla produzione di energia rinnovabile. Sostanzialmente stabili, invece, i servizi agricoli (-1,5% in volume, +1% in valore).

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