
Partiamo da un fondamentale dato psicologico (che però il «Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale» forse non esplicita con la dovuta chiarezza): tutte le persone (la maggior parte, purtroppo) che hanno la sventura di svolgere un lavoro che non gli piace, sono a "rischio stress"; da qui il "pericolo burn-out per un dipendente su tre". Lo studio pone quindi l’accento sulla "priorità-benessere", evidenziando come "l’83,4% dei dipendenti italiani ritiene una priorità che il suo lavoro contribuisca al proprio benessere olistico, fisico e psicologico".
Prima di inoltraci nei meandri della ricerca, d'obbligo spiegare il significato dell’aggettivo «olistico», assai di moda ma un po’ oscuro a chi non pratica yoga o similari "discipline meditative". Il termine deriva dalla parola greca “olos”, che contiene il significato di totalità e interezza: in medicina - spiegano gli esperti - tale concetto si riferisce allo stato di salute nella sua globalità, e dunque all'unione tra corpo, mente e spirito". Filosofia che - dati alla mano - sta a cuore al 76,8% dei dirigenti, all’86,1% degli impiegati e al 79,5% degli operai: praticamente dal "direttore globale" fino al rag. Fantozzi. E non c’è età che tenga: il 75,0% ha tra 18 e 34 anni, l’85,7% tra 35 e 54 anni e l’88,4% dai 55 anni in su. Totale: il 31,8% dei dipendenti (nessuna differenza sostanziale tra pubblico e privato) ha provato "sensazioni di esaurimento, di estraneità o sentimenti negativi verso il lavoro".
Risultati sconfortanti per un disagio fisico-mentale che prima si chiamava modestamente "esaurimento nervoso" e poi è stato elevato a rango di "burn-out". Per chi non mastica l’inglese c’è comunque una definizione italiana che rende bene l’idea: "sindrome da corridoio", di cui soffrono oltre tre milioni di connazionali. Uno stato da far fumare il cervello frutto dell’"osmosi di ansie mixate tra lavoro e vita familiare". Con la conseguenza che il "25,7% dei dipendenti si porta al lavoro i problemi di casa e viceversa": un inferno che brucia amicizie, relazioni sociali e soddisfazioni professionali. Una condizione traumatica che colpisce il 41% dei più giovani, il 34,9% degli adulti e il 33,7% dei più anziani.
Secondo la ricerca, il 63,5% dei dipendenti vorrebbe "ricorrere ad uno psicologo" e il 38,2% ritiene che "la meditazione lo aiuterebbe a gestire meglio lo stress".
Per affrontare gli effetti della sofferenza lavorativa è forte la "richiesta di tempo": l’89,4% desidera "più ore per sé stessi e le cose che piacciono"; l’86,2% "stare maggiormente con amici e parenti"; il 78,9% "svolgere attività fisica", il 73,9% "dedicarsi alla cultura"; mentre il 79,0% si accontenterebbe semplicemente si "riposare". Come dire: dalla "sindrome del corridoio", alla "sindrome del divano". Tra le due qual è la peggiore? Urge una ricerca ad hoc. Evitando, se possibile, esiti troppo stressanti...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.