Sogni e speranze in un call center

Il manifesto di Tutta la vita davanti di Paolo Virzì è la parodia del Quarto stato di Pellizza da Volpedo? Il cosceneggiatore (con Virzì) Francesco Bruni dichiara che il film - ispirato da Il mondo deve sapere di Michela Murgia - guarda ai Compagni di Mario Monicelli?
Per questa storia di sottoccupazione in un centro telefonico, versione attuale di quella che fu la fabbrica, i modelli sono alti. Ma l’esito è uno dei migliori film italiani dell’ultimo decennio (che stranamente non è stato proposto al Festival di Cannes). Merito di scrittura e regia: nessun personaggio è buono/buono o cattivo/cattivo; merito anche degli interpreti; nessuno, salvo a tratti Massimo Ghini, va sopra le righe.
Sì, ci sono pleonasmi (la voce fuori campo di Laura Morante) ed eccessi cinefilici, come uno dei finali, ricalcato da Viale del tramonto, con Sabrina Ferilli al posto di Gloria Swanson. Ci sono anche eccessi letterari (citazioni della Arendt, di Heidegger, di Schmitt e Jünger, con la rivoluzione conservatrice tedesca che entra nella commedia all’italiana!). Soprattutto ci sono gli esterni, tutti girati d’agosto, sempre col deserto urbano circostante.
Ma sono dettagli rispetto alla bravura della protagonista, Isabella Ragonese, e delle comprimarie: incantevole e spiritosa Micaela Ramazzotti, misurata e autoironica Sabrina Ferilli.

Lato maschile, il sindacalista adultero di Valerio Mastandrea e il cottimista isterico di Elio Germano riflettono bene la condizione di trentenni che, comunque schierati, valgono poco. Cioè quanto i loro schieramenti.

TUTTA LA VITA DAVANTI di Paolo Virzì (Italia, 2007), con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli. 117 minuti

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