La solita Italia si sveglia tardi Subito ko con l’Argentina

VeronaHanno deluso. Sconfitti (16-22) ancora una volta dalla solita Argentina. La zampata arriva dopo poco più di dieci minuti nella ripresa. Una trasformazione del gioco sul lato chiuso, il minimo necessario per mettere fuori gioco la latitante difesa azzurra, poi il sostegno di Martin Rodriguez e la meta che chiude i conti già a metà gara. La prima di Verona diventa un mezzo fiasco per Mallett e la sua truppa. I proclami della vigilia restano chiacchiere al vento, sgretolati dal cinismo dei Pumas che per cogliere l’undicesimo scalpo azzurro non devono neanche ricorrere agli straordinari.
L’Italia è la solita. Un passo indietro rispetto ai timidi segnali mostrati durante il tour sudafricano della scorsa estate. Anziché far vivere il match puntando sul possesso, gioca una sterile partita al piede. In mediana, tra Tebaldi e Gower i palloni di qualità escono con la frequenza del “6” al Superenalotto. Si gioca con gli avanzi, poca qualità a dispetto della quantità che il pacchetto azzurro è capace di esprimere. Mirco Bergamasco e Gonzalo Canale fanno l’impossibile per portare avanti la minaccia ma sono anche gli unici lampi di luce nella nebbia veneta che permette all’Argentina di controllare e condurre in porto la sfida.
Ci sono le occasioni mancate, i cinque palloni persi ad un passo dalla linea di meta che mandano in frantumi un piano di gioco evanescente ed improduttivo. Solo nel finale arriva la meta di Castrogiovanni, in pieno recupero. Troppo tardi per sognare il sorpasso.

Giusto in tempo per mangiarsi le unghie. Con l’effetto Celtic che, per dirla tutta, a Verona ha funzionato al contrario. E sabato tocca all’Australia, battuta dall’Inghilterra, che prenota Firenze con il dente avvelenato.

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