
La figura di Giuda da sempre pone una serie di problemi teologici, storici, morali ed esistenziali. Di questa complessità dà conto l'indagine condotta da Sergej Nikolaevic Bulgakov, teologo russo. La sua ricerca si concretizza in due saggi, Giuda Iscariota. L'apostolo traditore e Giovanni e Giuda, il «prediletto» e il «figlio della perdizione», oggi pubblicati in italiano per la prima volta con il titolo complessivo di Giuda Iscariota. L'apostolo traditore (Edb, pagg. 140, euro 19.50). Lucio Coco, storico delle religioni, è traduttore e curatore dell'opera. Entrambi i testi apparvero su rivista: il primo nel 1931 e il secondo, postumo, nel 1977. Nato nel 1871 a Livny, nell'attuale oblast' di Orel, Bulgakov si era laureato alla Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Mosca (1894) e aveva insegnato negli atenei di Mosca e Kiev (1901- 1906), quindi di nuovo a Mosca. Al 1910 risale l'amicizia con Pavel Floresnkij, decisiva anche dal punto di vista intellettuale. Scrive saggi su Dostoevskij, Pukin, Tolstoj, Cechov, Herzen, Leontev, Fedorov. Al 1913 risale Filosofija choziajstva (La filosofia dell'economia), in cui, influenzato da Schelling e di Vladimir Solov'ev, analizza l'economia come un processo universale, il cui soggetto è la Sofia «anima del mondo, natura creatrice, umanità ideale» (Coco). Nel 1918 fu costretto ad abbandonare la capitale e l'insegnamento in seguito alla sua ordinazione sacerdotale. Dalla capitale si trasferì in Crimea, dove ottenne una cattedra di Economia politica e teologia all'università della Tauride (Simferopoli), incarico che durò fino al suo licenziamento (1921) dopo la presa definitiva del potere da parte dei bolscevichi. Nella primavera del 1923, si stabilì a Praga. Al luglio del 1925 risale la sua partenza per Parigi, dove occupò la cattedra di Teologia dogmatica presso l'Istituto Teologico Ortodosso di San Sergio. A Parigi, Bulgakov morì nel 1944.
Chiediamo a Lucio Coco di illustrarci il libro di Bulgakov e di illuminare, per quanto possibile, la vita, e la morte, del protagonista: Giuda Iscariota.
Quali sono le origini di Giuda?
«Giuda veniva da una città della Galilea. È un tratto che lo distingue dagli altri discepoli, semplici pescatori. Bulgakov insiste su questo dettaglio. L'estrazione cittadina permette di collegare Giuda alla Storia, a una dimensione sconosciuta ai pescatori. Il contrasto è tra Natura e Storia. Giuda si porta dietro un background di conflitti appunto storici. Gli altri undici sono uomini semplici, hanno esperienza del mondo attraverso la natura».
Cosa significa Iscariota?
«Indica la sua provenienza dalla città di Keriot. Secondo Bulgakov, il soprannome gli fu attribuito dagli altri apostoli, proprio per distinguerlo in base all'origine cittadina».
Che uomo era Giuda?
«Un solitario, senza famiglia. In Gesù trova un maestro da amare come un padre o un fratello. I discepoli sono la sua famiglia, anche se appare sempre un po' in disparte».
Cosa si aspettava da Gesù?
«Si aspettava che facesse la rivoluzione».
In che senso?
«Storico, appunto. Gesù era l'uomo del riscatto, che avrebbe liberato la Giudea e risolto i problemi politico-sociali della sua epoca. Però questa rivolta non inizia mai, anche se il maestro predica nei villaggi infiammando gli animi di speranza. Giuda si domanda perché la ribellione tarda a venire. E nel momento in cui se lo chiede, si fa strada l'idea del tradimento».
Perché?
«Giuda pensa di consegnare Gesù al Sinedrio perché così il maestro sarà costretto a rivelarsi per quello che è veramente, cioè il Messia destinato a liberare il popolo e rifondare lo Stato di Israele. Ma le cose non vanno come credeva. Il prigioniero Gesù non si oppone alla condanna a morte, non fa nulla per evitarla, vuole bere l'amaro calice fino in fondo. Giuda, che possiamo immaginare tra la folla, è stupefatto. Quando l'esito del processo è ormai chiaro, Giuda si sente gelare. Inizia a capire di aver sbagliato. Ha mandato a morire un giusto, un maestro, il suo maestro. Forse intuisce che Gesù pensava a un altro Regno. Inizia a sentirsi in colpa. Una colpa insuperabile, che lo opprime totalmente».
Si avvia al suicidio...
«Qui Bulgakov scrive pagine splendide, poetiche, ispirate da San Giovanni Grisostomo. Ciò che condanna Giuda a morte non è tanto il peccato in sé quanto la disperazione. Potremmo dire: il peccato di Giuda è la disperazione, l'impossibilità di perdonarsi e ricominciare. Questa caratteristica lo rende molto umano. Giuda rimane solo con la sua colpa. E decide di liberarsi dal dolore con il suicidio».
Non è l'unico apostolo a tradire.
«Anche Pietro tradisce Gesù, negando di conoscerlo. Non era un peccato minore, anche se le conseguenze concrete erano molto meno pesanti rispetto al tradimento di Giuda. Eppure Pietro riesce a trovare in se stesso la forza di perdonarsi. Cosa che invece non riesce proprio a Giuda».
Si impicca al ramo di un albero...
«Come i criminali comuni. Non è degno neppure della croce».
Giuda ha tradito per soldi?
«Nel racconto di Bulgakov, no. Bulgakov condanna la tradizione per la quale Giuda era un uomo avido. Questa visione controcorrente di Giuda costò la censura a Bulgakov».
Quanto valevano 30 monete?
«Secondo alcuni storici circa due mesi di lavoro di un manovale. Non era una cifra tale da cambiare realmente la vita. In Bulgakov, le 30 monete sembrano quasi un modo del Sinedrio per liberarsi del traditore, per levarsi di torno un rompiscatole. Giuda non tradisce per soldi anche se il fatto di accettarli lo copre d'infamia. Quando si pente, cerca di restituire il malloppo ai capi dei sacerdoti, che ridono di lui. Alla fine le getta nel Tempio e va a impiccarsi. Il gesto di lanciare le monete nel tempio accompagnato dalla confessione di colpevolezza (ho peccato) non è solo un'auto-condanna; è anche il rifiuto della chiesa veterotestamentaria che ha condannato a morte il Giusto, il sangue innocente come dice Giuda».
Mi può dire qualcosa del rapporto personale tra Gesù e Giuda?
«Il rapporto personale tra Gesù e Giuda, descritto da Bulgakov, è pieno di dolcezza. Giuda è una persona innamorata di Cristo. Alla fine il teologo dice che il Signore manda Giuda per la sua triste strada per la quale sarebbe meglio non fosse nato per indirizzarlo al pentimento. Ci stiamo avvicinando al cuore teologico della vicenda».
Prima però le voglio chiedere del rapporto speculare che lega Giuda il traditore a Giovanni l'eletto.
«Bulgakov, in modo anti-tradizionale, mette sullo stesso piano Giovanni e Giuda. Entrambi sono apostoli a pieno titolo. Entrambi amano profondamente il maestro. Ma Giovanni dormirà sul petto di Gesù nell'Ultima cena. E Giuda invece riceverà il pezzo di pane intinto nel vino che indica il traditore. Il consegnatore per Bulgakov».
In che senso consegnatore?
«Sarebbe la traduzione letterale di una parola greca, paródosis, che in realtà non esiste nel nostro vocabolario. Una parola che sembra avere una valenza meno forte rispetto a traditore, che ha in sé una condanna morale automatica. Anche se il latino trado, da cui deriva l'italiano, conserva la sfumatura originale visto che alla lettera lo possiamo tradurre con: consegnare, dare, portare».
Ed eccoci alla teologia. Giuda poteva scegliere di non tradire?
«Questo è proprio il problema centrale. Partiamo dall'antichità. Nella tragedia greca il Fato domina su tutti, inclusi gli dei. La tragedia consiste nella inutile lotta dell'uomo contro l'inevitabile e talvolta l'incomprensibile. In questo modo, emergono le sfumature psicologiche dell'uomo, che resta però schiacciato dalla forza incontrollabile del destino. Quella di Giuda, tecnicamente, non è una tragedia. Giuda sceglie di tradire ed esercita la sua libertà. D'altro canto, la sua scelta non fa che avverare le profezie e le scritture. E Gesù sa bene quale sarà il ruolo di Giuda, altrimenti verrebbe meno la sua onniscienza. La predestinazione, infine, è una tesi sostenuta da Sant'Agostino in avanti».
Ma quindi: libertà o necessità?
«Bulgakov dà una risposta che mi sembra interessante. Qui entra in gioco il concetto di Sofia, che in questo caso non ha nulla a che vedere con lo gnosticismo, si inserisce piuttosto in una tradizione russa che ha il massimo esponente in Pavel Florenskij e prima di lui in Solovev. Bulgakov era legatissimo a Florensikij».
Di cosa si tratta?
«La domanda di partenza è: come si concilia l'idea finita del mondo con l'idea infinita di Dio? Che rapporto c'è tra la libertà finita del mondo e la libertà infinita di Dio? Il passaggio è molto sottile ed è accennato nel secondo saggio di Bulgakov, quello sul diverso destino toccato a Giovanni e a Giuda. Il teologo dice questo: nella mente infinita di Dio, non solo tutto è possibile, ma tutto è già in atto. Quindi quando l'uomo sceglie, non fa altro che realizzare uno degli infiniti possibili atti della mente di Dio. Però non è un passaggio dalla potenza all'atto. L'atto c'è già e c'è sempre stato. Questa è la cosa difficile da capire. L'uomo agisce liberamente ma non lo fa in opposizione agli infiniti pensieri di Dio. Il suo agire diventa un agire già avvenuto tra gli infiniti atti possibili di Dio».
Arduo.
«Arduo, non c'è dubbio. Ma se si cerca di capire, si apre un campo sconfinato e si capisce anche meglio l'agire di Giuda».
Bulgakov è un personaggio poco noto in Italia. Perché?
«La traduzione è molto difficile.
Ci sono molte parole russe di ambito teologico che non esistono nella lingua italiana. Questa però non è una scusa. Credo che, con le dovute e lodevoli eccezioni, l'editoria, forse non solo italiana, abbia smesso di pubblicare libri che arricchiscano davvero il lettore».
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