La soluzione dei misteri? L’esoterismo

Quando il fulmine squarcia le nubi, illuminando una campagna suburbana dal profilo smaccatamente rinascimentale, sorprende una donna discinta seduta in una posizione innaturale, che compie la più naturale delle azioni: allattare un bambino. Di fronte a lei, un uomo vestito di tutto punto si appoggia a un lungo bastone e la guarda con simpatia. L’uomo pare sul punto di fare un passo, ma un profondo torrente lo separa dalla donna. Forse si limiterà a gridarle di sbrigarsi, di cercare un riparo; le nubi e il fulmine non promettono nulla di buono. Promettono tempesta.
Cambiamo scena, e secolo. Un critico letterario da strapazzo, quasi un giornalista, giunge a Venezia alla fine dell’Ottocento per mettere le mani sul carteggio del maggior poeta della passata generazione, morto ormai da tempo. Peccato che le preziose lettere siano custodite dall’antica amante del poeta, un’inespugnabile signora che passa le giornate distesa su una poltrona, con una benda poggiata sugli occhi. La solleverà solo in un’occasione: per impedire all’intruso di impossessarsi del carteggio, urlandogli «Miserabile pennivendolo!».
Stiamo parlando della Tempesta di Giorgione, uno dei dipinti più elusivi della storia dell’arte, conservato a Venezia nelle Sale dell’Accademia; e del Carteggio Aspern, lo straordinario racconto lungo o romanzo breve di Henry James. Due opere che non si sono mai incontrate, nel senso che James non si sarebbe mai interessato alla celebre tela giorgionesca. Finché, qualche anno fa, uno studioso pubblicò un saggio in cui si ipotizza che il Carteggio Aspern non sia altro che una lunga, cifrata digressione sulla Tempesta. Ce n’era abbastanza perché Paolo Maurensig, scrittore non nuovo alle seduzioni ermetiche, ne ricavasse un romanzo dalla trama complessa, in cui la soluzione è affidata all’esoterismo.
Siamo nel 2004. Uno scrittore in crisi nonché aspirante regista cinematografico si reca a Venezia per girarvi un film tratto dal Carteggio. Lì, tra una calle e un sottoportego, incontrerà una giovane pittrice, Olimpia, la quale va rintracciando nella biblioteca paterna il manoscritto squinternato di un racconto di James. Un racconto dedicato alla Tempesta di Giorgione. Ricevuto in dono il manoscritto alcuni anni dopo, diciamo nel 2009, il nostro scrittore sarà tanto generoso da concedercene la lettura. Mettendo nei guai il povero Maurensig, costretto a cimentarsi in un’impresa terrificante: produrre un inedito di James, cioè un falso d’autore. Volete sapere come se l’è cavata? Sentite qua: «Avevo fatto ritorno al mio Eden, ma, dove un tempo cresceva un rigoglioso giardino, avevo trovato l’assisa dei giudici che legittimano il mondo, e sulla parete dietro ai loro scranni, al posto del volto della Bellezza, spiccava la sghemba bilancia della loro legge, che condanna in primo luogo ogni sogno ed ogni illusione». Non male, vero? A proposito: se dopo aver letto La tempesta (Morganti Editori, pagg.

200, euro 18) vorrete precipitarvi a Venezia per ammirare il dipinto, potreste rimanere con un palmo di naso. La tela, infatti, è stata trasportata a Castelfranco Veneto, la patria di Giorgione, nell’esposizione allestita per i 500 anni dalla morte dell’autore.

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