Sondaggi al 24%: è crisi di nervi

«Manco fossimo a Gaza!», ha staffilato Arturo Parisi seppellendo l’appello veltroniano per una tregua interna sino alle Europee. A Gaza però si muore sul serio, mentre nel Pd si soffoca nel grottesco, e più che nella martoriata città mediorientale par di trovarsi al Santa Maria della Pietà, storico e celebre nosocomio romano. Se han perso la trebisonda? Un po’ tutti, non solo Uolter. A dimostrazione che davvero gli dei accecano i votati alla perdizione.
Perché se non è paradossale, anzi a volte non guasta, chiedere al gruppo dirigente di un partito «responsabilità e umiltà», lo è certamente invitarlo all’unità interna «almeno sino alle elezioni europee e amministrative». È come ammettere e promettere che sì, il redde rationem si terrà a giugno su quei risultati, senza alcuna speranza per il leader dal momento che al Nazareno circolano sondaggi, nemmeno tanto riservati, che danno il Pd con 8 punti meno di aprile, collocandolo al 24%: una percentuale inferiore alla somma di Margherita e Ds alleati ma ben distinti. Sulla pulsione a «farsi male da soli» poi, Veltroni supera anche Jonesco e sale alle vette dei Legnanesi. Ma lo stravolgimento di ogni senso logico emerge inquietante quando si ricorda che il leader ha già commissariato Abruzzo e Sardegna, manda Enrico Morando a Napoli e Vannino Chiti in Toscana, di questo passo il Pd sarà tutta cosa sua: dunque a chi sta chiedendo tregua sino alle Europee? Sin troppo facile per Parisi, ricordargli che «l’unità è per definizione a tempo indeterminato» e rimproverare: «Può chi guida il partito, chiedere l’unità attorno alla sua linea, sapendo che in discussione è proprio la sua guida e la sua linea?».
È una linea schizzata e schizoide, quella che fuoriesce ormai dal Pd. Anche in politica estera, beninteso. Ma vi sembra normale che ieri sera, alla manifestazione della Comunità ebraica romana a sostegno di Israele, non sia andato Veltroni perché gli ebrei non gradiscono Massimo D’Alema «difensore» di Hamas, e con Gianni Vernetti (filoisraeliano senza ombre) s’è presentato Piero Fassino, in qualità di ministro ombra degli Esteri, che ha parlato «a nome di tutto il partito»? Sì, tutto il partito. Quello che Veltroni, in un’intervista sull’Unità di oggi, vede nel «paradosso di una destra che attacca il Pd e del Pd che attacca se stesso». Lui ovviamente non ha colpe, «a volte mi sento Penelope» dice: lasciando imprecisato se nella versione diurna che tesse o in quella notturna che disfa.
Certo, si può relegare nel caratteriale Fassino che in Transatlantico aggredisce il suo collega Pierluigi Mantini (provenienza Margherita) poiché in un’intervista ha spiegato come gli ex Ds continuino ad amministrare i «loro» soldi con poco rispetto della cassa «comune», e incurante del decoro istituzionale e dei giornalisti presenti gli urli: «Hai detto un sacco di cazzate, io mi sono rotto i coglioni di gente che parla senza sapere le cose, sei un cretino e ci vediamo in tribunale!». Mantini è un signore, s’è limitato a commentare che «in questa fase forse, è meglio lasciar stare i tribunali». Forse in tribunale finiranno anche le registrazioni di Rosetta Iervolino, pur se le ha già distrutte; ma basta e avanza quel che lei conferma ancora: lo stesso giorno dell’arresto dei suoi 4 assessori, «Walter insieme a Franceschini, Fioroni e Nicolais mi hanno detto chiaramente: vai avanti, tu sei pulita; fai il rimpasto più ampio possibile».
E la guerra dei pizzini, in cui stanno offrendo il meglio di sè tanto i colonnelli di Walter quanto quelli di Massimo? Nel marasma generale s’è risvegliato persino Francesco Rutelli, impegnato a Torino nell’assemblea dell’Adle, il gruppo demoliberale di Strasburgo, dopo che Fassino era andato all’assemblea del Pse. «Veltroni si è impegnato a trovare una soluzione innovativa e intelligente per l’approdo nel’Europarlamento del Pd, e credo che questo avverrà», ha detto serafico Rutelli.

Sì, che s’inventerà Uolter per superare il grottesco di un Pd metà coi socialisti e metà nei liberali? L’Ulivo europeo coi polacchi? Nel frattempo Sergio Chiamparino insiste col Pd padano, e dà appuntamento a Padova per il 2 marzo.

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